Quando la polizia indaga sulla polizia, la reazione dei cittadini che apprendono la sorprendente notizia non può che essere di due opposte, eppur complementari maniere. Di primo acchito assale l’indignazione: com’è possibile che in uno dei luoghi deputati per eccellenza a rappresentare il senso e il buonsenso dello Stato, cioè la questura di Verona, un ispettore e quattro agenti siano stati protagonisti di presunti atti di violenza nei confronti di persone oltretutto particolarmente deboli, come lo erano gli immigrati e i senza fissa dimora che sarebbero stati presi di mira fra il luglio 2022 e il marzo 2023?
Ma lo sgomento deve andare di pari passo con un’importante rassicurazione per tutti: sono stati proprio i funzionari della stessa Questura, d’intesa con la Procura, a dar vita all’indagine -anche attivando telecamere negli uffici frequentati dai loro colleghi sospettati-, che ora ha portato agli arresti domiciliari dei cinque.
Dunque, non solo l’istituzione s’è ben guardata dal chiudere un occhio sulle ipotizzate malefatte (agli indagati viene contestato anche il reato di tortura), ma essa ha contribuito a spalancare l’impegno dei magistrati.
Tanto dovrebbe bastare, sia per evitare di sparare demagogicamente nel mucchio dei quasi 100 mila poliziotti, donne e uomini, che ogni giorno fanno il proprio dovere al servizio della comunità nazionale -e non pochi di loro anche a costo della vita-, sia per pretendere che adesso tutte le autorità competenti possano accertare al meglio le eventuali e singole responsabilità in questa “vicenda agghiacciante”, com’è stata giustamente battezzata. Giustamente: basta leggere i resoconti dell’odioso e vergognoso trattamento che sarebbe stato riservato alle vittime di comportamenti intollerabili a prescindere. Ma intollerabili due volte se sono avvenuti in una questura della Repubblica.
E’ perciò rasserenante, in questa gran brutta storia, che il capo della Polizia, Vittorio Pisani, abbia voluto ringraziare la Procura di Verona per aver affidato l’indagine alla squadra mobile.
La leale collaborazione fra le istituzioni chiamate ad accertare la verità dei fatti, è un principio cardine della nostra Costituzione a beneficio di tutti gli italiani. I quali, nell’attesa della massima chiarezza sulla vicenda, hanno il diritto di sapere che possono continuare ad avere fiducia nel loro Stato.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi