La lunga giornata di Zelensky in Italia, primo Paese del suo giro europeo, aiuta a comprendere quanto sia importante, e oggi difficile, arrivare a una pace giusta dopo una guerra d’aggressione in corso dal 24 febbraio 2022.
Il presidente simbolo dell’Ucraina invasa e bombardata per volontà politica di Putin, ha incontrato Sergio Mattarella (“siamo al vostro fianco, ignobile il rapimento dei bambini ucraini”), Giorgia Meloni (“continueremo con gli alleati a fornire il sostegno necessario, anche militare”) e Papa Francesco, che gli ha donato un ramoscello d’ulivo.
E’ stata una visita piena di significato, non solo perché Zelensky ha voluto riconoscere all’Italia il ruolo europeo strategico svolto dal governo-Meloni in coerenza col governo-Draghi, ma anche per le ragioni che il presidente di un popolo deciso a resistere a costo della vita ha potuto spiegare ai giornalisti in un incontro promosso da Bruno Vespa in diretta tv.
Abbiamo così ascoltato dalla viva voce dell’aggredito, che qui non ci sono due parti in conflitto, bensì un uomo, Vladimir Putin, che ha trascinato il suo Paese e la sua gente in una guerra disastrosa. Disastrosa anche per la Russia e che finirà -ha ribadito Zelensky- solo quando l’Ucraina avrà liberato i propri territori dall’invasato invasore. Col quale -ha precisato- nessuna trattativa è possibile: “Putin uccide, con lui non parlo”. Il piano di pace, quando sarà, non potrà che essere ucraino, ossia venire incontro alle aspettative di una nazione che conta di poterlo negoziare solo nel pieno rispetto dei suoi diritti di sovranità, cioè del diritto internazionale così platealmente violato da chi ha scatenato la guerra.
Dunque, nessuna prospettiva di resa, ha chiarito Zelensky. Nessun timore delle minacce atomiche lanciate da Mosca, neppure a fronte della confermata volontà di riprendersi il suo tutto, Crimea inclusa.
La pace sarà, invece, realistica nel momento in cui Putin dovrà spiegare alla sua opinione pubblica, disinformata a regime, perché i suoi soldati sono stati ricacciati indietro. Perché migliaia e migliaia di russi sono caduti per una guerra insensata e non condivisa. Perché l’economia russa, grazie alle sanzioni occidentali, sia in grave difficoltà. Perché gli imprenditori e viaggiatori russi non possano più agire come prima in Europa.
Stare dalla parte giusta, quella della libertà, è la strada maestra, comunque l’unica di Zelensky, per arrivare a una svolta ancora lontana.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi