Decisioni più rapide e trasparenti, ma meno controlli e meno concorrenza. Sono i due rovesci della medaglia che gli esperti del settore individuano nel nuovo codice degli appalti di fresca approvazione. Luci e ombre nel testo che il Consiglio dei ministri ha promosso per semplificare e rendere più efficiente l’iter delle opere, grandi o piccole, che da troppo tempo s’impantanano o non si fanno proprio nel nostro cavilloso Paese.
Ma una cosa è accelerare le procedure ed eliminare ogni borbonico ostacolo per cantieri d’evidente interesse pubblico. Altro è che, nell’intento del meglio, si rischi il peggio, ossia di mortificare il mercato a beneficio non dell’impresa più capace, ma di quella “più vicina e che conosco”, come mette in guardia il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, riferendosi in particolare agli appalti minori, cioè sotto i 150 mila euro.
Si richiede un equilibrio: il dovere di snellire le procedure, non può andare a scapito del diritto a regole che non danneggino chi meglio si comporta.
La libertà che si vuole introdurre per alleggerire pratiche lunghe e pesanti, deve dunque contemplare anche il rigore nel garantire una sana concorrenza. Fare in fretta, ma fare anche bene, chiede l’Anac.
Convince l’introdotta digitalizzazione per tutto il ciclo del contratto, dalla programmazione all’esecuzione. Una scelta che darà impulso a una maggiore e più trasparente partecipazione nelle gare: piattaforme telematiche con tutte le notizie riferite all’appalto in linea moderna con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici che l’Anac ha da tempo elaborato. In compenso si contestano le soglie troppo alte per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate, che renderebbero “meno contendibili e meno controllabili” gli appalti minori, i più numerosi.
Per la maggioranza e in particolare per la Lega il nuovo codice è un “taglia-burocrazia”, che dà una spallata all’eterno “Partito del no”. Per le opposizioni, che annunciano mobilitazioni in piazza e in Parlamento, il testo incoraggerebbe la spesa facile e non necessariamente migliore.
Sui tecnicismi se la vedranno i legislatori. L’importante è che l’impostazione, che si vuole innovativa, lo sia davvero: consentire il rapido avvio dei cantieri senza vanificare la partecipazione di imprese di accertata e sempre verificabile competenza. Veloci, ma anche rigorosi.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi