Il superbonus non c’è più e chi ha avuto, ha avuto. Come sempre avviene, quando cambiano le regole del gioco a partita in corso, il decreto-legge del governo approvato per fermare i costi “quasi fuori controllo”, rischia di fermare anche i cantieri: intento giusto, esito sbagliato.
Se l’effetto indotto dell’esecutivo era quello di non appesantire il già alto debito pubblico con una misura ormai insostenibile, l’effetto immediato è la fine dello sconto in fattura e della cessione del credito: d’ora in poi i lavori di ristrutturazione dovranno essere pagati a spese proprie, fatta salva la possibilità di ricorrere alla detrazione fiscale successivamente.
La modifica del controverso meccanismo era nell’aria, non però la sua abolizione. Già il precedente presidente del Consiglio, Mario Draghi aveva contestato duramente, anche se non cancellato, questo sistema nato male dal secondo governo-Conte con l’obiettivo di incentivare l’edilizia al tempo della pesante crisi per l’economia causata dall’insorgere del Covid. Ma che subito, e ancor più col passare del tempo, rivelò gravissime distorsioni e plateali ingiustizie a caro prezzo dei contribuenti.
Le agevolazioni e i rimborsi previsti, che dovevano stimolare i cittadini ad ammodernare le case all’insegna dell’efficienza energetica, sono diventate un fardello per le casse dello Stato. Né lo scopo che la misura si prefiggeva è stato in buona parte raggiunto. Basta vedere quanti, approfittando di norme che, con ogni evidenza, si sono dimostrate fallaci e prive di serie verifiche, si sono rifatti la casa coi soldi di tutti i cittadini.
“Abbiamo dovuto bloccare gli effetti di una politica scellerata, e usata anche in campagna elettorale, che ha prodotto benefici per alcuni cittadini, ma è costata 2 mila euro per ciascun italiano”, ha spiegato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
“Ma così si affossano le imprese e le famiglie”, ha replicato l’Ance, l’associazione dei costruttori, lanciando l’allarme sulle “conseguenze devastanti sul piano economico-sociale”. Per imprenditori e sindacati, l’abrogazione del superbonus può colpire 20 mila aziende e almeno centomila lavoratori. Forza Italia chiede “subito modifiche” al testo.
Sullo sfondo resta l’ennesima conferma della più assoluta mancanza di certezza del diritto. Le leggi si continuano a fare e disfare a seconda dei governi e delle circostanze. Domani è sempre un altro giorno.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi