Per capire dove va il governo, dalla più lunga conferenza-stampa di fine anno che si ricordi (“sembra Telethon, tra un po’ buonasera”, ha ironizzato la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni), bisogna ritagliare gli impegni annunciati per il futuro. Che riguardano tre ambiti: il lavoro, l’economia e la politica internazionale. Ai quali la presidente del Consiglio ha aggiunto il presidenzialismo (“si parte con la riforma”), mentre dalla Cina si riaffaccia l’insidioso ritorno del Covid in Europa. Ritorno che l’esecutivo intende affrontare con controlli e prevenzioni (tamponi e mascherine), con consigli agli anziani e ai fragili di vaccinarsi, ma non con obblighi, come la riproposizione della certificazione verde.
Ma è sulla crescita che Giorgia Meloni ha insistito sull’onda della “manovra politica” -come l’ha chiamata-, approvata dal Parlamento.
Il governo, dunque, punta a un taglio del cuneo fiscale di 5 punti “come obiettivo di legislatura” e al sostegno alla famiglia e alla natalità sotto il profilo fiscale. L’intento economico è quello di promuovere una tassazione “che incentivi chi si mette in gioco e crea ricchezza: più assumi e meno paghi”.
Ambizione realistica o libro dei sogni? Per ora la presidente del Consiglio sottolinea di aver portato a casa i 55 obiettivi previsti dal Pnrr (“in staffetta col governo precedente”, ha chiarito in doveroso riconoscimento a Mario Draghi) per poter chiedere all’Ue gli altri 19 miliardi spettanti.
Ma qui viene il bello. Perché l’esecutivo sarà messo alla prova proprio sull’attuazione del Piano d’intesa con tutte le istituzioni e i soggetti interessati e secondo regole e tempi certi. Che richiedono una grande collaborazione di responsabilità nazionale senza ripicche fra maggioranza e opposizione e una strategia lineare da parte di Palazzo Chigi. Che, per cominciare a delinearla, ha voluto intanto concentrare le competenze del Pnrr e dei Fondi di coesione europei sotto un unico ministero.
Se tagliare il costo del lavoro è considerata la concreta priorità dei prossimi anni, l’autonomia energetica è il sogno sul quale Giorgia Meloni scommette per l’Italia che verrà. Ma per ora incombono solo il caro bollette e gli approvvigionamenti del gas dall’estero: la sfida sarà come trasformare questa debolezza nazionale in un’opportunità di crescita, perché l’Italia diventi il punto di riferimento europeo nel Mediterraneo.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi