Proprio nel giorno in cui Putin, secondo il quotidiano britannico “The Times”, starebbe preparando un test nucleare ai confini dell’Ucraina e Kim Jong-un -altro gravissimo test-, spara un missile dalla Corea del Nord che sorvola il Giappone, da Assisi arriva un nuovo appello per la pace.
Ai venti di guerra, che spirano mai così forti e minacciosi, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, risponde citando l’esempio di San Francesco, patrono d’Italia e rivoluzionario del suo tempo e ancor più del nostro, e rivolgendo ai belligeranti e al mondo che guarda attonito un serio invito a “non arrendersi alla logica della guerra”.
Uscire, dunque, dall’occhio per occhio che pervade il presente, per riscoprire la forza del dialogo. Non, però, un dialogo che glissi sull’atto di sopraffazione, perché il primo passo per l’addio alle armi passa dalla richiesta “di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra”.
Parlarsi per interrompere questa spirale di violenza e di morte, allora, camminare lungo il ponte oggi sospeso della parola -anzi, della “coerenza dei comportamenti”, precisa Mattarella-, per esaltare il valore della vita e della giustizia calpestate: “La pace tradita proprio nel cuore dell’Europa”.
Spetta ai governi dell’Ue e dell’Occidente tradurre in azioni politiche e diplomatiche la sollecitazione del capo dello Stato, percorrendo ogni via possibile e impossibile pur di raggiungere il traguardo.
Tutt’altro che semplice, se si pensa che alla minaccia russa di ricorrere alle atomiche tattiche -scenario che il Cremlino smentisce-, ora s’aggiunge a sorpresa la prova dei muscoli del nordcoreano Kim: l’ultima provocazione di un missile lanciato sopra l’arcipelago giapponese risaliva al 2017. Guerra rischia di chiamare guerra. E lo sforzo per rovesciare quest’approccio catastrofico deve passare anche da Bruxelles.
Dove, però, le ultime mosse non incoraggiano: i 27 -ma le responsabilità sono di Germania e Olanda- sono sempre più spaccati sull’energia. “E’ l’inizio del cannibalismo nell’Ue”, ha commentato l’ungherese Orban.
Intanto, nella prima telefonata Meloni-Zelensky, il presidente ucraino ha ringraziato l’Italia per l’aiuto anche sul nuovo decreto riguardante l’invio delle armi per la difesa degli aggrediti, uno dei prossimi e ultimi atti del governo-Draghi. E’ la conferma della continuità nella politica estera italiana, caposaldo necessario nell’Europa divisa.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi