Se i partiti avessero ascoltato con attenzione quello che da tempo denunciavano famiglie e imprese, dovremmo oggi assistere a una campagna elettorale a tutto gas: l’energia è infatti la fonte primaria dei gravi rincari sperimentati dagli italiani -e già si preannuncia un autunno da brividi-, così come il grimaldello politico con cui la Russia ricatta l’Europa dopo aver aggredito l’Ucraina. E’, dunque, la priorità nella politica nazionale e internazionale, come ha spiegato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Meeting di Rimini, con una serie di scelte compiute dal suo governo e frutto di una visione che dovrebbe consentire all’Italia la completa indipendenza dal gas di Putin a partire dalla fine del 2024.
Ma due anni sono lunghi, se nel frattempo si resta a guardare. Nell’attesa d’arrivare a un tetto del prezzo del gas, di slegare il costo dell’energia elettrica, di stipulare nuovi accordi con altri Paesi per aumentare e differenziare le forniture, cioè di proseguire nella linea tracciata da Draghi e che ha già portato al dimezzamento delle nostre importazioni di energia da Mosca, il prezzo del gas è già salito alle stelle: 300 euro per megawattora, più di dieci volte il suo valore storico. Non c’è altro tempo da perdere, quindi, come con ritardo solo adesso, allarmati da Draghi e dai cittadini, tutti i partiti sembrano aver compreso. Compreso che non basta parlare alla pancia della gente per catturare consensi, sventolando paure per la sicurezza (centrodestra) o rabbia per diritti civili non riconosciuti (centrosinistra). E’ invece al cuore e alla testa degli elettori che la politica deve imparare a rivolgersi. Con un piano energetico non per acquietare gli italiani nei prossimi tre mesi di freddo e aumenti che si prevedono intensi, ma per dire loro quale Italia verrà nei prossimi dieci anni. Perché se è vero che Putin è causa scatenante, non si può sorvolare sull’inesistente o tremebonda politica industriale che tutti i precedenti governi si sono alternati nel delineare per anni. Finisca la paralisi politica del passato. Partiti e candidati per Palazzo Chigi illustrino con chiarezza che cosa intendono fare per uscire dalla crisi del presente. E’ l’ora della scelta su rigassificatori, energie rinnovabili, ricerche sul nucleare di ultima generazione e tutto ciò che il resto d’Europa e del mondo persegue all’insegna dello sviluppo sostenibile. Impianti, non parole.
Energia ed economia, la campagna elettorale ricomincia da qui.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi