Ombre russe sulla campagna elettorale, e non è il solito polverone tra forze politiche che già si rinfacciano imbarazzanti rapporti con Putin, l’aggressore dell’Ucraina e il responsabile delle gravi conseguenze energetiche e del caro bollette in Italia.
Tutto nasce dal provocatorio invito dell’ex premier russo, Medvedev, agli elettori europei, a “punire i governi per la loro evidente stupidità”, cioè per essersi schierati compatti contro l’invasione di Mosca. Ma in Europa l’unico tra i grandi Paesi che va alle urne è l’Italia e il suo presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato il più rigoroso assertore della linea europea. Dunque, è agli italiani che Medvedev in realtà si rivolge. Lo testimonia l’immediata reazione di un’istituzione, il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che lancia l’allarme rosso-russo per bocca del suo presidente Adolfo Urso: “La Russia vuole condizionarci con disinformazione, attacchi cibernetici e ingerenze politiche ed economiche”. Urso è senatore di Fratelli d’Italia, la forza d’opposizione che guida il centrodestra oggi favorito, secondo i sondaggi, per Palazzo Chigi. Il suo monito non può che suonare forte anche per gli alleati, Salvini e Berlusconi, che fino allo scoppio della guerra si dimostrarono molto sensibili alle politiche e alla figura di Putin. “Non ho contatti con politici russi da anni”, puntualizza oggi Salvini. Che Calenda ha attaccato per le posizioni filo-putiniane, attribuite pure a Berlusconi e al leader pentastellato, Conte. “Putin ha deposto la scheda nell’urna e vuole cambiare il corso della politica estera italiana che con Draghi è stata molto netta”, ha polemizzato il leader del Pd, Letta.
In ballo è il ruolo internazionale del nostro Paese. Non per caso la Pravda, organo di stampa russo, se la prende con Giorgia Meloni (“la possibile presidente del Consiglio ha scelto la strada dell’abisso”) per il suo atlantismo e appoggio a Kiev, ossia perché riafferma la scelta draghiana.
Putin ha compreso che il tedesco Scholz non è come la Merkel, che il francese Macron s’è indebolito dopo le elezioni e che ora, influire sul dopo-Draghi in Italia, significa far perdere all’Ue la forza e l’unità ritrovate. Spetta a tutti i leader che si sfidano il 25 settembre dimostrare che Roma continuerà a stare dalla parte giusta.
Pubblicato su Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi