Si vota in Francia, ma stavolta l’esito avrà più ripercussioni a Bruxelles che non a Parigi. E il primo turno è già un presagio: stando ai sondaggi all’uscita dei seggi elettorali, si conferma la previsione di un duello fra il presidente uscente, Emmanuel Macron, e la principale antagonista, Marine Le Pen. Un duello che, a seconda di come finirà il ballottaggio fra due settimane, potrebbe rompere gli equilibri europei.
Entrambi gli aspiranti all’Eliseo hanno una certa idea della Francia, cioè all’insegna di una pur anacronistica “grandeur”. Ma solo uno dei due -il presidente Macron- è anche un dichiarato europeista, che ha contribuito a schierare l’Ue con l’Ucraina nella guerra di Putin. E che ha ricucito un rapporto speciale col nostro Paese, suggellato dal Trattato del Quirinale nel 2021. La sua riconferma sarebbe una garanzia, per l’Europa e per l’Italia, che indietro non si torna.
E Marine Le Pen? Negli anni, soprattutto gli ultimi, la sua evoluzione politica è riconosciuta dagli stessi e molti avversari. Dall’originario Front National di estrema destra, la candidata, che si presenta per la terza volta al giudizio dei francesi, ha cambiato nome al partito, dopo aver cacciato l’ingombrante padre e fondatore, Jean-Marie. E alla destra di Marine oggi s’è presentato alle elezioni Eric Zemmour, un personaggio ancor più radicale di lei.
Ma anche se i toni si sono col tempo ammorbiditi e la legittimazione della società francese nei suoi confronti s’è ampliata sino a farla diventare l’anti-Macron (anche per gli errori e un certo distacco rispetto ai “problemi della gente” rimproverati al presidente), Marine Le Pen rivendica un populismo e un sovranismo che mal si conciliano con l’Ue e il suo più urgente problema: come fermare la guerra.
Fino a ieri Le Pen ha dato molto credito politico a Putin. Tanto che, per evitare equivoci e il rischio di non arrivare al ballottaggio, ha mandato al macero centinaia di migliaia di volantini che la ritraevano con lui.
Tuttavia, l’idea di un’apertura strategica alla Russia sull’onda della linea -ora rinnegata- inaugurata dalla Germania, il suo tiepido atlantismo, il protezionismo in economia e il “prima il francese” quale ideologia di riferimento (antico è il suo rapporto con Salvini), la collocano lontana dalle “famiglie politiche” che guidano l’Ue.
L’enigma francese di fronte al nuovo corso dell’Europa che, causa guerra, oggi si ritrova più unita e solidale: grande è la posta in gioco.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi