La Russia alle porte ha già schierato soldati e sommergibili, missili e carri armati. La controparte risponde per le rime, inviando uomini, navi e caccia e monitorando con i satelliti la crisi geopolitica più grave del dopoguerra ai confini dell’Europa. Siamo a un soffio dal momento del non ritorno fra Mosca, pronta a invadere l’Ucraina, e l’alleanza atlantica dei 27 Paesi europei che con gli Stati Uniti, il Canada e la Turchia -in una parola: la Nato- non intendono assecondare l’eventuale occupazione.
Eppure, l’unico modo per evitare la catastrofe, è prevenirla. Ma tutti i segnali di una vigilia sempre più angosciante non incoraggiano.
Niente di nuovo dopo l’ennesima telefonata fra Biden e Putin, se non l’esibizione di muscoli e minacce da entrambi. “Attenzione, Mosca invaderà”, prevedono gli americani, che preannunciano, nel caso, sanzioni durissime. “E’ la solita loro propaganda”, replicano i russi facendo spallucce. Nessuna svolta da Macron al tavolone di Putin, né da una precedente chiamata di Draghi a Mosca. Zero novità dall’andirivieni di politici, diplomatici e, inevitabilmente, militari nell’area del conflitto, dove le autorità e la popolazione di Kiev si sono già armate fino ai denti per resistere a un’offensiva temuta da anni.
“Disinnescare la grave tensione”, è il mantra che le cancellerie si ripetono, impotenti, nell’era atomica. Ma intanto tutti, Farnesina compresa, esortano i propri connazionali a lasciare subito l’Ucraina.
Nessuno può dire dove porterà l’impari braccio di ferro tra la Russia e l’Ucraina ormai circondata. Ma, rispetto agli Stati Uniti, l’amico e alleato imprescindibile, l’Europa può alzare la voce con Putin per almeno tre ragioni diverse: geografiche, economiche e politiche.
Siamo pur sempre a casa nostra, non ci sono oceani a separarci dalla Russia. Dallo Zar Vladimir importiamo il 40 per cento del gas naturale: è forte arma di pressione contro chi riceve, certo, ma anche contro chi fornisce e rischia di perdere introiti importanti. E poi l’Ue, che alla pace da 77 anni è arrivata dopo secoli di guerre casalinghe e universali, ha un’impareggiabile capacità di mediazione politica frutto della sua storia millenaria: sarebbe ora di farla valere. Prima che sia tardi per l’Ucraina e per l’idea stessa che un altro mondo è possibile.
Salvare la pace: gli europei sanno come si fa. E allora lo facciano, senza perdere un minuto e la faccia della loro stessa e grande storia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi