Fra gli industriali l’hanno già chiamata “la tempesta perfetta”: l’onda che si avvista, sarà quattro volte più alta di quelle affrontate nel 2019. Allora, per le imprese italiane il costo dell’energia fu di 8 miliardi. Quest’anno, invece, la previsione della marea in arrivo si aggira sui 37, un costo insostenibile per l’intera filiera di produzione che rappresenta la spina dorsale dell’Italia.
Dalla metallurgia all’alimentare, passando per il commercio e i servizi, l’esplosione dei prezzi è da allarme rosso per tutti. Col pericolo di aziende costrette a bloccare la produzione o a spostarla all’estero.
Senza poi tacere delle conseguenze immediate (bollette più care per i cittadini, come abbiamo sperimentato con luce e gas) e a medio o lungo termine: 500 mila posti di lavoro a rischio, secondo la Cgia di Mestre. Di fatto, l’onda anomala rischia di frenare la ripresa che vede il nostro Paese recuperare più in fretta di Germania e Francia. All’orizzonte s’addensa una nuova pandemia -ma economica- nel corso di quella sanitaria. Ma il governo che fa per evitare l’impatto?
Nell’ultima conferenza-stampa Mario Draghi ha ricordato i 3,5 miliardi che la legge di bilancio ha previsto per l’emergenza-bollette nel primo trimestre, annunciando che altri provvedimenti arriveranno a seguire. Tuttavia, la consapevolezza della grave insidia non basta. Perché la crisi è globale, ma rischia di accanirsi proprio sul nostro Paese a causa delle debolezze strutturali che oggi scontiamo, e di una politica industriale da anni reclamata a tutti i governi quanto da essi disattesa. Dipendiamo dall’estero per le forniture di materie prime energetiche e, nell’ambito della nuova strategia verde dell’Ue, che discute su gas e nucleare di ultima generazione tra le fonti da considerare rinnovabili, non è chiara la posizione dell’Italia.
Alcune mosse del governo, che in questi giorni appare in altre e quirinalizie faccende affaccendato, sono nelle cose. Come quella, elementare, del coinvolgimento e del confronto non di maniera con i rappresentanti del mondo produttivo che lanciano l’appello, perché stanno già vivendo le prime difficoltà della tormenta. Bisogna capire dove e come intervenire al meglio. Ma, soprattutto, farlo subito.
Il governo dovrebbe anche delineare una politica industriale di lungo respiro sull’onda, stavolta benefica, del Pnrr. Senza più timori e con un timone, finalmente, sicuro a fronte delle tempeste perfette di domani.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi