La sfida più difficile non è mai fare una svolta, ma mantenerla. Dopo l’anno della ripresa nell’economia e della resistenza al Coronavirus, due traguardi che hanno visto l’Italia primeggiare in Europa, arriva il 2022 della verità.
Ora il nostro Paese sarà chiamato non solo ad attuare il piano di rilancio per un totale di 235 miliardi nei prossimi 5 anni -come ha ricordato Draghi alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina-, ma anche a guadagnare lavoro, libertà e tranquillità con la vaccinazione di massa: l’atto di più alta responsabilità individuale che gli italiani abbiano dimostrato al tempo della pandemia.
Ma, per non perdere le posizioni conquistate e la credibilità internazionale acquisita, ora tocca alla politica accompagnare il grande sacrificio e lo straordinario buonsenso testimoniato dai cittadini. L’unione fa la forza anche per Palazzo Chigi e per il Quirinale. Spetta proprio ai legislatori non sprecare un momento quasi magico nella storia sempre conflittuale nel Palazzo. Anche i partiti devono superare il loro esame di maturità.
In parte già lo sanno. Tutti si rendono conto che di Draghi non si può e non si deve fare a meno. Dunque, ancora presidente del Consiglio oppure presto della Repubblica, che cos’è più vantaggioso per l’Italia? La discussione su di lui -tuttora silente sul tema- è aperta.
Ma anche il quesito posto dai leader politici stavolta suona corretto: che cosa convenga non a me o a te, ma all’interesse nazionale.
La vera sfida dell’anno che sta arrivando, è che i partiti si dimostrino all’altezza di quanto richiedono, e fanno, gli italiani.
Pubblicato su Il Giornale di Vicenza