La nuova e temibile variante Omicron che dal Sudafrica è già atterrata in Italia, insegna quel che abbiamo imparato con le non meno insidiose Delta e Delta plus, regnanti nel Regno Unito, e la Mu identificata in Colombia, anch’esse all’inizio approdate a sorpresa nel mondo con fama funesta di invincibili: guai a pensare di aver sconfitto una pandemia pur sotto controllo grazie alla controffensiva delle vaccinazioni -madre di tutte le battaglie-, ma destinata a colpire ancora fra noi. Ma guai anche a farci prendere dal panico di fronte al nemico insistente, perché scienza e ricerca hanno ormai dimostrato che resistergli è possibile. Anche se non si darà per battuto né oggi né domani, cambiando di continuo divisa per disorientarci e spaventarci.
Ecco, non siamo più nell’universo dell’ignoto, come nel drammatico marzo del 2020. Adesso abbiamo gli strumenti e l’arte per saperli affinare con rapidità: l’invito alla terza dose -mesi fa inimmaginabile- lo testimonia. Se l’epidemia corre, noi non ci facciamo più sorpassare. Lo conferma, di nuovo, la moltiplicazione dei contagi che pure non porta più al tragico numero di morti e intubati di quando il vaccino non c’era. Né si ricorreva alle mascherine per difenderci.
Massimo rigore, dunque, nello studiare a fondo l’ultima versione Omicron. Che, temiamo, non sarà l’ultima: forse dovremo pescare dall’alfabeto greco fino alla fine, Omega.
Prepariamoci a stare a lungo in trincea. Con pazienza, che è la virtù dei forti. Con la tranquilla consapevolezza che non siamo più disarmati.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi