In una Roma blindata, ma dall’incanto sempre universale, s’apre il G20 della liberazione dalla pandemia e si chiude l’anno della presidenza italiana. In presenza, finalmente, e sotto la competente regia che i partecipanti riconoscono al padrone di casa, Mario Draghi, i leader dei Paesi che rappresentano oltre l’80 per cento del pil, il 75 del commercio e il 60 degli abitanti del pianeta, già annunciano un primo impegno: far vaccinare i due terzi dell’umanità entro la fine del 2022.
E’, dunque, il vertice della rinascita per tutti e del rinascimento italiano nell’era Covid: si sprecano i complimenti dei Grandi per come il nostro Paese sta resistendo all’epidemia e ripartendo nell’economia con previsioni sopra la media europea.
Ma è anche il summit delle divisioni e delle assenze: da Vladimir Putin, che ha inviato una delegazione, a Xi Jinping pronto a collegarsi in videoconferenza. Niente Russia né Cina al massimo livello, nonostante l’importanza del momento e degli incontri, come quello, molto lungo, avvenuto fra lo statunitense Joe Biden e Papa Francesco: il secondo presidente cattolico ricevuto in Vaticano dopo John F. Kennedy nel lontano 1963.
All’insegna delle tre “p” indicate dal nostro Paese -persone, pianeta, prosperità-, il G20 affronterà le questioni del clima, della povertà, della dignità umana. Una straordinaria vetrina per l’Italia. Ma pure lo specchio di un mondo pieno di buoni propositi e tuttavia con conflitti latenti e contrasti evidenti. Non per caso Draghi punta anche ad accelerare sulla prospettiva di una Difesa europea.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi