Se il miracolo economico del dopoguerra fu accompagnato dalla costruzione della più moderna rete autostradale d’Europa, il nuovo boom su cui punta il Paese coi fondi europei per la ripresa, viaggerà lungo la più imponente linea ferroviaria che sia mai stata realizzata. Dall’auto al treno, ecco la rivoluzione nell’Italia che verrà. E arrivederci al 2030 con l’”entrata in esercizio” degli investimenti.
Lo si ricava tutto dai dati e dettagli del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che calcola, fra altre innovazioni, anche l’elettrificazione di almeno 1.800 km di linee, ossia più di dieci volte di quanto si è fatto nell’ultimo decennio.
Cambieranno, dunque, i tempi medi di percorrenza per gli utenti (ridotti del 17,2 per cento) e, soprattutto, le abitudini degli italiani. La scelta della rotaia a scapito dell’asfalto, e con un forte impulso anche del trasporto locale e regionale (700 km di nuove tratte, in particolare al Sud, stazioni distribuite con maggiore equità su tutto il territorio nazionale), andrà incontro alla necessità di combattere l’inquinamento e garantire maggiore sicurezza: più di seimila incidenti stradali in meno, secondo le stime. E 150 vittime e 11 mila feriti in meno.
Prende così forma quello “sviluppo sostenibile” che per troppo tempo la politica ha evocato a vanvera. Ma se c’è una visione strategica, se torna lo spirito d’intraprendenza del boom, difesa dell’ambiente e infrastrutture degne del futuro potranno ridare agli italiani quella fiducia che neanche il Pnrr può calcolare, ma che è il vero motore dell’economia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi