Non poteva che essere il calcio, lo sport più popolare del pianeta, a dare il segnale della rinascita. Ma anche l’Europeo, che si gioca in maniera itinerante -a Roma è cominciato, a Londra finirà-, non può sottrarsi alle nuove regole della nuova normalità. E i primi ad aver capito che i tifosi dovranno rispettare una sorta di sovranità limitata (stadi a capienza ridotta e tutti con prove documentali di non essere contagiosi, e con mascherina sul volto), sono proprio gli inglesi, in arrivo con la loro Nazionale nella capitale per il dentro o fuori con l’Ucraina, sabato prossimo. “Tifate, ma da casa davanti alla tv”, è la saggia raccomandazione del governo britannico. Anche perché, chi venisse in Italia da oltre Manica -dove la pandemia è tornata a galoppare sull’onda dell’insidiosa variante Delta-, dovrà attenersi a una quarantena di 5 giorni. Impossibile rispettare le norme in tempo.
Le autorità italiane stanno intensificando i controlli agli aeroporti, prima ancora che all’Olimpico: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio anche nel calcio. Le scene che si sono viste altrove sugli spalti, sono da brividi: tutto esaurito, gente che si abbracciava senza mascherina. Guai se Roma (o Wembley: ma siamo sicuri che la finale sarà al sicuro?), si trasformassero in un bis di quell’Atalanta-Valencia a San Siro, il 19 febbraio 2020, poi considerato una fonte esplosiva del virus per i 50 mila spettatori allora ignari di tutto. Ma oggi sappiamo.
La tattica migliore per vincere l’Europeo? Evitare il contagio.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi