Quanti sbarchi ci vorranno, ancora, perché l’Europa batta un colpo sui migranti? Con la scusa della pandemia, la madre di tutte le emergenze, l’Ue ha già dimenticato il pur insufficiente accordo sui ricollocamenti fra poche nazioni che l’Italia aveva ottenuto a fatica. Come sempre l‘Unione sta lasciando al solo nostro Paese il compito di risolvere il drammatico e incessante fenomeno degli arrivi. Che nei primi mesi di quest’anno sono stati il triplo (circa 13 mila) rispetto all’anno scorso. La bella stagione, oltre che l’assenza di un coordinamento di soccorso e controllo europei, non fa che incoraggiare la fuga degli innocenti: a centinaia (1.700 nelle ultime 24 ore) continuano ad approdare a Lampedusa, dove le strutture di accoglienza e identificazione non reggono più. In molti dormono sul molo all’addiaccio.
Tocca al governo prendere in mano la patata bollente per Mario Draghi, ora chiamato non ad affrontare una delle tante questioni economiche di cui è grande intenditore, bensì politica: come gestire l’immigrazione con rigore e compassione, rispondendo inoltre a tutte le diverse sensibilità della sua ampia maggioranza al riguardo.
Ma è alla porta di Bruxelles che bisogna bussare per cambiare musica. Draghi spenda la sua credibilità europea per la svolta che da troppo tempo si reclama. Per evitare altri morti nei viaggi della disperazione nel Mediterraneo. Per garantire a chi arriva e a chi riceve, legalità e solidarietà anche e soprattutto al tempo della pandemia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi