Non promesse elettorali a breve scadenza, ma il piano nazionale di “ricostruzione e resilienza”, cioè capacità di ripresa, che andrà nero su bianco in Europa per cambiare l’Italia nei prossimi dieci anni.
Con un intervento all’insegna della sua materia, l’economia, Mario Draghi ha mostrato alla Camera perché è stato scelto dal Quirinale alla guida di un governo di unità nazionale.
Ha illustrato una certa idea dell’Italia da 248 miliardi, dichiarandosi sicuro che il grande sogno sarà coronato: “Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti. Ho fiducia nel mio popolo, quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà e alla responsabilità”.
Riforme strutturali e nuovi investimenti per colmare tre divari: fra Nord e Sud, tra uomini e donne, fra generazioni. C’è la visione di un Paese e del suo destino nelle sei missioni previste fra ecologia e digitalizzazione, infrastrutture e mobilità, passando da settori a lungo trascurati, come sanità e istruzione, ricerca e cultura, turismo.
Obiettivo delle 330 pagine in partenza per Bruxelles per il rilancio dell’Italia sono l’ammodernamento della giustizia e della pubblica amministrazione, la semplificazione, le liberalizzazioni. Si punta a riportare la nazione dove merita, dopo la pandemia. Ma oltre ai vaccini, anche il lavoro è considerato antidoto per uscire dall’incubo.
E’ come se Draghi avesse preso e mescolato con concretezza quello che la politica ha detto -ma non fatto- negli ultimi anni, indicando una credibilità di dati e di date entro cui realizzare gli impegni.
Un traguardo ambizioso che il solo Draghi mai potrebbe raggiungere, senza il sostegno del Parlamento e l’ingegnosa tenacia degli italiani.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi