L’altalena dell’economia non perdona: calano redditi e consumi e sale la pressione fiscale. Sale a un livello -il 52 per cento nell’ultimo trimestre 2020- che non si registrava addirittura da sei anni. Parola e numeri dell’Istat, che fotografa un’Italia in mezzo al guado sia del virus, sia della ripresa.
Italiani tartassati come mai, e proprio quando il Coronavirus sposta di mese in mese il rilancio della produzione e contrae le risorse a disposizione delle famiglie da più di un anno, ormai.
Né può consolare la piccola, maggiore propensione dei cittadini al risparmio (+0,5) rispetto al crollo complessivo del Pil, che è stato dell’8,9 nell’intero anno passato. Non potendo, causa epidemia, né spendere né guadagnare, il popolo delle formichine si rifugia nella sua oculata tradizione: la parsimonia. Ma non sarà certo il salvadanaio a tirarci fuori dai guai, specie se perdura, anzi, s’aggrava un’altra storica anomalia. Quello di grande Paese industriale con la più alta imposizione d’Europa. Una zavorra per il mondo delle imprese e del lavoro, un ostacolo per i cittadini da tempo e da tutti denunciato. Senza, però, che i governi in successione abbiano mai preso il toro per le corna: troppo alto è il debito pubblico per pensare ad abbassare il fisco, è il ciclico alibi del far niente. Ma il punto è che, nell’attesa di tempi migliori che non arrivano, le tasse, intanto, aumentano. Le imposte risultano “progressive” per conto loro e a prescindere dal mancato intervento dei governi. Una situazione insostenibile.
Certo, i dati-Istat confermano che la terapia d’urto per far ripartire i consumi e dare un sostegno ai redditi passa dalla campagna di vaccinazione. “Ogni mese di ritardo, oltre alle gravi ripercussioni sanitarie, ci costa quasi 5 miliardi di mancato recupero dei consumi”, sottolinea la Confesercenti, dopo aver fatto i conti.
Dunque, il vaccino il prima possibile per liberarci e per intraprendere. Ma anche per cominciare a disegnare, coi fondi europei in arrivo e una politica di solide riforme ancora da costruire, un’Italia capace di ridurre la pressione fiscale.
E’ un compito a lungo termine e richiede un’ampia maggioranza politica. Il governo-Draghi ha tutte le caratteristiche per cominciare almeno a seminare la novità controcorrente: abbassare le tasse per rendere il fisco più equo e dare una scossa all’economia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi