Se già nel mezzo si deve vedere il fine, lo stile che Mario Draghi sta usando per caratterizzare il suo governo fa intravedere il traguardo che vuole raggiungere: non perdere più neanche un giorno di tempo per mettere in pratica la vaccinazione di massa e per rielaborare il piano della ripresa da presentare a Bruxelles entro aprile.
In un colpo solo il Consiglio dei ministri cambia il vertice della Protezione civile, cioè il braccio operativo nella battaglia contro il Coronavirus, e riordina i ministeri destinati alle principali innovazioni legate proprio al ricevimento dei 209 miliardi di fondi europei. Draghi non attende la scadenza fra pochi giorni del mandato di Angelo Borrelli, l’uomo che leggeva in tv il mesto bollettino dei contagi e dei decessi, ma lo sostituisce subito con Fabrizio Curcio, che torna a guidare il dipartimento della Protezione, dove era approdato anni fa chiamato da Guido Bertolaso.
In contemporanea il governo “spacchetta” le deleghe dei nuovi dicasteri della Transizione ecologica (dovrà anche determinare la politica energetica), della Transizione digitale, delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, del Turismo. Dicastero, quest’ultimo, decisivo per rilanciare un settore vitale per l’economia, e che rinasce con portafoglio, cioè con autonomia di spesa. Così come dotato di importanza strategica sarà anche il neonato ministero della Cultura.
La velocità impressa dal presidente del Consiglio nei cambiamenti, e da lui sollecitata anche all’Europa per accelerare la somministrazione già del primo vaccino ai cittadini, è parte integrante del nuovo corso. Perché in parallelo la malattia continua a colpire (indice di contagio al 6,3 %, più di 20 mila casi ieri, il numero più alto da gennaio) e molte attività permangono chiuse o procedono al minimo. Per gli aiuti è imminente il “decreto Sostegno”, dunque non più “Ristori”: la discontinuità col governo precedente si deve cogliere anche dai nomi.
Intanto, zone d’Italia si colorano di rosso e di arancione, mentre è allarme per le scuole. A conferma che era proprio la visione d’insieme ciò che mancava. Ora Draghi e la sua squadra giocano contro il tempo perduto, le scelte incompiute, gli annunci confusi e inefficaci.
Ma la nuova sfida è solo agli inizi e neanche SuperMario potrà avere la meglio senza l’impegno leale dei partiti, la collaborazione delle istituzioni e la responsabilità dei cittadini. Lo Stato siamo tutti noi.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi