Appena 13 minuti di replica alla Camera -brevità da primato- dove Mario Draghi esordisce con un inedito “buonasera” (anziché col proverbiale “onorevoli”), dicendo che non ripeterà ai deputati che chiedono ancora lumi, quanto da lui già chiarito ai senatori.
Anche nello stile il presidente del Consiglio rivela d’essere un perfetto marziano nel Palazzo, digiuno di politichese e dei “faremo”, l’impotente proclama di tanti suoi predecessori abbonati agli annunci e alle citazioni (che lui ha riservato solo a Cavour e a Papa Francesco).
Eppure, nei tre interventi asciutti che il novello capo dell’esecutivo ha pronunciato fra Camera e Senato, c’è tutto il programma. Priorità al vaccino e al piano per la ripresa economica che attraverserà -grazie agli oltre 209 miliardi di fondi europei- la scuola e la formazione, il fisco e la giustizia, il rilancio delle piccole e medie imprese chiamate a una dimensione internazionale e la lotta alla corruzione e alle mafie. Che si fa -ha spiegato Draghi- anche semplificando e rendendo più trasparente l’amministrazione pubblica, incoraggiando la competitività e la libera concorrenza, garantendo legalità e sicurezza. Il tutto “con uno sguardo costantemente rivolto al futuro”.
Non occorre saltare sul carro di Draghi, costume ora in voga fra molti che fino a ieri l’avevano dimenticato in panchina, per cogliere la possibile svolta in arrivo. Ma svolta sarà, solo se tutti, a cominciare dal presidente del Consiglio, tradurranno subito i finalmente buoni propositi in atti e fatti. “Subito” significa già dalle prossime ore, per esempio velocizzando la campagna di vaccinazione per uscire dall’incubo e far ripartire la nazione.
Dunque, a fronte dell’acclarata insufficienza, quante nuovi dosi e quando arriveranno? Come si riorganizzerà la vaccinazione di massa?
Non più domande, ma risposte si richiedono al nuovo esecutivo. Così come dovrà essere messo alla prova l’”impegno totale del governo” per tutelare il “made in Italy” anche contro le contraffazioni.
Draghi ha indicato la bussola: vuol dire che intende andare e portarci lontano, in quel futuro del mondo dove l’Italia merita di stare.
Ma adesso, ottenuta la fiducia del Parlamento, è il momento dei primi, concreti passi per ricominciare. Solo decidendo e facendo, potrà arrivare il cambiamento, in un Paese che non ne può più di parole, soltanto parole.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi