Come dissero alla Nasa per far rientrare l’Apollo 13 dallo spazio, giusto cinquant’anni fa: “Il fallimento non è contemplato”.
Quella famosa frase esprimeva un rigore che oggi vale anche per la pandemia imperversante sulla Terra: sbagliare non si può.
Ma c’è un errore che proprio non possiamo permetterci: tornare da dove eravamo partiti, chiusi in casa in attesa del drammatico bollettino della serata con morti e contagiati che salivano di giorno in giorno. Con ospedali pieni e città vuote senza sapere fino a quando. Guai se il confinamento al quale tutti i cittadini si sono sottoposti con disciplina e dignità dovesse, domani, riproporsi per incuria, incoscienza o irresponsabilità. Del contagio oggi sappiamo molto di più del quasi nulla d’inizio epidemia: vietato sgarrare.
E allora, se dopo tanti e tali sacrifici gli italiani sono ancora costretti alle misure di precauzione sociale e individuale per non rivivere la tragedia, se al danno sanitario si è sommato quello economico di una ripresa difficilissima per tutti, non è possibile essere inflessibili con noi stessi e superficiali con chi arriva dall’estero (o con chi dall’Italia va all’estero e poi rientra ignorando le raccomandazioni sanitarie).
Emblematica è l’ultima vicenda dei voli sospesi da Dacca (Bangladesh) “a seguito del numero significativo di casi positivi al Covid 19”, secondo la spiegazione del ministro per la Salute, Roberto Speranza. Passeggeri bengalesi, che già erano arrivati provenienti dal Qatar, sono stati rimandati indietro, mentre cittadini di altre nazionalità sono stati sottoposti prima a tampone e poi a quarantena. Ma tali controlli più severi di prima sono scattati sull’onda del focolaio a Roma da parte di persone del Bangladesh. Invece il punto è prevenire il contagio, non inseguirlo quando è già tra noi.
Le stesse rispettose precauzioni devono valere nei confronti di cittadini che giungono da altre aree del mondo fortemente colpite, come le Americhe o alcune zone dell’Est europeo: ormai si sa tutto di tutti grazie a un’informazione trasparente e alla collaborazione internazionale. E devono valere per gli sbarchi dall’Africa destinati ad aumentare, data la stagione e la disperazione di tanta povera gente.
Sulla salute nostra e altrui non si scherza, specie ora che le frontiere dell’Unione sono state riaperte. Ma la libertà di circolazione è prevista per le persone e per le merci, non per il virus.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi