Il piano dei tanti numeri (121 pagine elaborate da 17 esperti per intervenire in 6 settori), si pone un obiettivo importante: il rilancio di un Paese che va a passo di lumaca da troppi anni, e che s’è impantanato in tre mesi di terribile epidemia e di economia sconvolta.
Dunque, c’è l’ambizione di rimettersi in marcia per cogliere tra imprese e lavoro, infrastrutture e ricerca, turismo e cultura -in pratica, tutto lo scibile dell’eccellenza italiana-, l’occasione per risorgere, trasformando in risorsa la peggior crisi del dopoguerra.
Come ricostruire un’Italia più forte, intraprendente ed equa, allora, con la pubblica amministrazione “alleata dei cittadini” e un futuro più verde e digitale, valorizzando l’innovazione e la parità di genere. E poi rinvio delle tasse e agevolazioni fiscali.
Ma, a differenza del celebre libretto di Mao, quello di Colao, il manager che ha presieduto il comitato di consulenti e consegnato il lavoro al premier Conte, non può restare un sogno di mezza estate zeppo di pensieri, in buona parte neppure inediti. Né un catalogo di belle intenzioni da tenere come un amuleto nei cassetti di Palazzo Chigi. Perché, nell’attesa della ripartenza così come suggerita da Colao, la gente deve intanto vivere. E qui le parole sono inversamente proporzionale ai fatti e ai piani: in barba ai propositi e provvedimenti del governo, troppi italiani non hanno ancora visto quanto promesso. E tre mesi sono passati, con cassintegrati che aspettano pagamenti, commercianti che non riaprono le attività, imprenditori che reclamano il modello del nuovo ponte a Genova in ogni settore, cioè di riscoprire la capacità del fare e del fare in fretta. Stessa musica per i prestiti e soldi a fondo perduto sviolinati dall’Unione europea, altro piano per la ripresa di cui non è arrivato un solo euro per nessuno.
Se il governo non si dà una mossa, anzi, uno scossone, rischia di vanificare gli effetti dello stesso libretto di Colao. Le cui indicazioni, se saranno considerate il volano di una certa e condivisa idea dell’Italia, dovranno per forza coinvolgere l’opposizione, visto che ad applicare le misure del piano e a beneficiarne saranno chiamati tutti gli italiani.
Maggioranza giallorossa e centrodestra dovrebbero cogliere il momento unico. Unico per il dolore e il danno provocati dal virus.
Ma anche per la grande opportunità che si presenta di poter e dover ora recuperare il tempo smarrito, rimettendo l’Italia in cammino.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi