Montanelli diceva che nell’Europa unita i francesi sarebbero entrati da francesi, i tedeschi da tedeschi “e gli italiani da europei”.
Il paradosso del maestro di giornalismo va oltre la previsione: più noi riponiamo fiducia nell’Unione, più loro ci chiudono la porta in faccia. Ogni importante richiesta italiana di doverosa condivisione europea è stata ignorata. Dai barconi da salvare nel Mediterraneo alle mascherine e respiratori per affrontare -primi nel continente- l’esplosione del coronavirus. Ai fondi economici immediati e corposi per la ripresa.
Adesso l’Europa ci lascia soli sul turismo. Con 55 siti riconosciuti dall’Unesco siamo il Paese col più vasto patrimonio storico artistico dell’umanità. Fra i primi cinque per numero di turisti. Il settore rappresenta il 13 per cento del pil. Il made in Italy è specchio della riconosciuta bellezza universale: cibo e cultura, alta moda e tecnologia, paesaggi unici e proverbiale simpatia italiana.
L’Italia è l’Italia. Eppure, è stata inserita, con la Spagna, nella lista nera di Paesi da considerare chiusi per i viaggi. Si sono fatti pure accordi bilaterali per aprirsi i confini tra loro. Dalla Germania all’Austria sì, ma dall’Austria all’Italia no. “Inammissibile”, accusa il ministro degli Esteri, Di Maio. Lo dica ai suoi interlocutori europei, che rischiano di favorire quella concorrenza sleale nel turismo della quale è accusata l’Olanda in economia per i vantaggi fiscali concessi alle multinazionali comunitarie in barba alle direttive europee.
E’ il colmo che la nazione più rigorosa nelle misure per la salute e la sicurezza, debba essere discriminata sul turismo. La riapertura delle nostre frontiere è prevista il 3 giugno. “Siamo pronti per accogliere gli europei ”, ha detto Di Maio. Agisca per evitare la beffa dei viaggi dopo la tragedia del virus. Un’altra sfida che vogliamo e dobbiamo vincere.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi