I fatti separati dalle opinioni, raccomanda il buon giornalismo.
Ebbene, a Wuhan, l’estesa città della Cina centrale dov’è sorto e s’è diffuso il coronavirus, è morto Liu Zhiming, il direttore dell’ospedale. Basta la notizia senza commenti, per avere la conferma di quanto sia temibile una malattia della quale troppo poco si conosce e contro la quale non s’è ancora trovato un antidoto: gli studiosi prevedono un periodo di almeno un anno per poter creare stabilmente un vaccino. Anche se già si registrano importanti guarigioni in Cina.
Ma la tragica fine di Liu Zhiming e di quanti in questi giorni sono rimasti vittime del virus fra i moltissimi che l’hanno contratto, testimonia che non c’è più bisogno di dare la sveglia ai governi di fronte a un morbo che se ne infischia dei confini e viaggia maleficamente nel mondo. Chi sarà passato da aeroporti all’estero, avrà notato l’aumento di mascherine da parte di cittadini -per esempio di Paesi dell’America latina- dove, allo stato, non si contano casi di infezione. Segno che, a prescindere dalle latitudini, la gente è consapevole del pericolo e corre ai ripari, come può, per prevenirlo. Magari seguendo non le umane paure né i pregiudizi -che sono sempre stupidi-, bensì le linee indicate dalle istituzioni, ma ricavate dal lavoro dei medici, dagli scienziati, dai ricercatori: gli unici che meritano d’avere una voce decisiva in capitolo.
Non, dunque, i giudizi degli ideologi, quali si stanno rivelando quelli che si contrappongono sul tema del controllo all’immigrazione proveniente non solo dall’Africa, dove i servizi sanitari sono del tutto insufficienti. E dove s’è già segnalato un caso in Egitto.
L’umanità impone non un malinteso buonismo, ma misure di sicurezza nell’interesse di tutti. I controlli che lo Stato vorrà, nel caso, indicare, dovranno valere anche per quanti arrivano addirittura illegalmente. E’ interesse loro e nostro contenere anche in Italia qualsiasi potenziale espansione del coronavirus, visto che debellarlo ancora non si può.
Ma sulla salute non si scherza e nessuno pianti bandierine.
La politica è invece chiamata a eseguire con diligenza quello che suggeriscono gli organismi preposti, nazionali e internazionali. Si richiede solo competenza, anziché strumentale polemica, anche nell’affrontare gli sbarchi. Con nuove misure di controllo, se questo i medici e gli esperti -non i politici- solleciteranno.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi