Il congresso della Lega, che pure era stato convocato in via straordinaria per sancire, a Milano, il cambiamento più importante di una storia politica trentennale, s’è svolto all’insegna dello spirito fugace e sovranista del nostro tempo.
Matteo Salvini ha aperto e chiuso i lavori sbrigativi per modificare lo statuto, confortato da voti unanimi per battezzare la nascita della Lega nazionale a lui medesimo dedicata: “Lega per Salvini premier”.
E’ finita così, tra gli applausi -come si conviene a teatro per l’ultima recita che vede protagonista un grande uscire di scena-, l’epoca del fondatore Umberto Bossi detto il Senatùr. I delegati gli hanno rivolto un’ovazione in piedi e lui ha ricambiato la nostalgia col suo tradizionale, ma ormai politicamente inoffensivo, celodurismo, alzando il dito medio e proclamando che col cavolo le assise stavano seppellendo ciò che, invece, stavano proprio seppellendo: l’un tempo Lega Nord per l’indipendenza della Padania.
Adesso non è più il solo Settentrione l’obiettivo primario, bensì la nazione intera, anzi, il mondo verso il quale Salvini intende “rilanciare l’Italia”. Ma, prima ancora, cercare di riconquistare il governo alla prossima, e lui spera vicina, tornata elettorale.
Tuttavia, fra il Matteo segretario e l’Umberto patriarca quasi ottantenne non c’è solo una differenza di 32 anni, che in politica pesano ben più che all’anagrafe. E spiegano il passaggio, sorprendente eppur inevitabile nell’Europa dei populismi, da un movimento federalista a un partito nazionale guidato da un leader col vento in poppa, secondo i sondaggi. E’ cambiato pure il richiamo alle nuove battaglie, che oggi Salvini indica nell’immigrazione e nella sicurezza, rivendicando un’identità nazionale e religiosa, come testimonia il presepe volutamente campano che il leader leghista ostentava in sala. Quasi una risposta natalizia e, di nuovo, “nazionale” alle piazze delle sardine (“erano in 40, lasciamogli il giochino”) e all’iniziativa della magistratura contro di lui -richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona- per i porti chiusi da ministro alla nave Gregoretti: “I giudici attaccano non me, ma la sovranità popolare”.
In realtà, col sovranismo si possono anche vincere le elezioni, ma non si governa nell’Europa che conta. Per la neonata “Lega per Salvini” arriva subito l’esame più difficile: quello della maturità.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi