Se gli atti hanno un valore anche simbolico, la prima decisione del nuovo governo non lascia dubbi: la musica è già cambiata, e proprio sullo spartito principale che l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva a lungo suonato nelle vesti di direttore d’orchestra sull’immigrazione. Un ruolo che gli aveva attirato sia le critiche più feroci degli avversari, sia i consensi crescenti di elezione in elezione da parte dei cittadini favorevoli alla sua linea dura. Tema bollente, dalle opposte e inconciliabili sensibilità.
Al Consiglio dei ministri dell’esordio giallorosso è stata impugnata una legge del Friuli-Venezia Giulia, perché sarebbe discriminatoria dei cittadini extracomunitari. “Vergogna, traditori”, reagisce il governatore leghista Massimiliano Fedriga, spiegando che la Regione aveva tolto i fondi “per corsi di sci e taglio e cucito agli immigrati entrati irregolarmente” per usarli, invece, per i rimpatri.
Nell’attesa della Corte Costituzionale, che peraltro non deciderà prima di svariati mesi, scoppia un’altra polemica legata sempre all’immigrazione. Carola Rackete, la capitana della Sea Watch con 42 migranti che finì agli arresti domiciliari per aver violato, a giugno, il divieto di attracco a Lampedusa (poi fu liberata con provvedimento del Gip contestato dalla Procura, che è ricorsa in Cassazione), ha querelato Salvini per diffamazione. La denuncia, di luglio, cita pesanti dichiarazioni dell’ex ministro. L’indagato così risponde: “Denunciato da una comunista tedesca, traghettatrice di immigrati, che ha speronato una motovedetta della Finanza: per me è una medaglia”.
Anche per un’altra vicenda controversa -il divieto di dimora a Riace per l’ex sindaco, Domenico Lucano, nell’ambito di un’inchiesta per presunti illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti-, arriva la revoca di tale divieto perché lui possa abbracciare il padre malato.
Fra migranti e giustizia la svolta è lampante. Solo una singolare coincidenza di atti, tempi e organi fra loro diversi o è iniziata la stagione della “politica contro”, contro chi c’era prima?
Intanto, il centrodestra bolla l’esecutivo come il più a sinistra della storia, proprio mentre l’Italia s’è spostata nella direzione opposta in tutte le elezioni -politiche, europee e regionali, con l’eccezione del Lazio-, che si sono succedute nell’ultimo anno e mezzo.
Tra nuova politica e polemica elettorale, lo scontro è servito.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi