Dopo la Camera anche il Senato ha approvato il decreto-legge sicurezza bis, che perciò con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale diventerà legge dello Stato. Era il più insidioso banco di prova estivo per il governo perché, per evitare l’ormai prossima decadenza del provvedimento dalla piena, ma provvisoria efficacia, era stata posta la fiducia. E sulla carta i numeri per superare la soglia necessaria potevano contarsi, a seconda dei presenti e dei votanti, sulle dita di una mano. Un aiutino delle opposizioni sul versante di destra non era da mettere nel conto, più che altro per ragioni di orgoglio politico: sia Fratelli d’Italia, sia Forza Italia in realtà concordano sulla sostanza del testo sulla sicurezza. A differenza della ben diversa atmosfera di radicale contestazione a sinistra al grido di “vergogna” e di applausi di scherno in aula. Con senatori del Pd che indossano magliette bianche con l’immagine artistica di un uomo buttato in un cestino della spazzatura e la scritta “non sprechiamo l’umanità”. Il tutto condito dall’invettiva dell’ex presidente del Senato, Pietro Grasso (Leu), che ha evocato il “bivacco di manipoli” di mussoliniana memoria.
Dunque, 160 senatori favorevoli, 57 contrari, 21 astenuti e il governo va. Ma il pallottoliere non dà il senso del muro contro muro che s’è consumato nel ramo tradizionalmente più ovattato del Parlamento, a testimonianza del rapporto sempre più conflittuale fra maggioranza gialloverde e opposizioni. E soprattutto a conferma degli opposti sentimenti che suscita il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
E’ il punto di riferimento di una Lega sempre più in ascesa, secondo i sondaggi. Ma è pure il “nemico principale” di tutti i suoi avversari, alcuni dei quali s’annidano dentro gli stessi alleati pentastellati.
Alleati che ora s’apprestano a presentare una mozione che impegna -attenzione ai dettagli- il Parlamento, anziché il governo, a rivedere la Tav. Perché il governo s’è già espresso con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per la Torino-Lione: come si fa a sconfessarlo?
E’ una battaglia di bandiera, visto che nelle Camere la maggioranza per l’opera è ampia, ancorché trasversale (Lega e opposizioni).
Tuttavia, la mossa dei Cinquestelle non va giù a Salvini. “Un voto del Parlamento contro sarebbe una sfiducia al premier”, ammonisce.
Ma, come per la sicurezza, per la Tav i numeri per rovesciare tutto sulla carta non ci sono. Solo il clima è già e resterà elettrico.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi