L’hanno battezzato con un nome che è tutto un programma, “decretone”. In effetti il testo di legge dall’efficacia immediata che il governo lima in queste ore, conterrà i due grandi temi che stanno a cuore alla maggioranza giallo-verde: il reddito di cittadinanza, l’ormai costruita novità dei Cinque Stelle, e la parziale riforma pensionistica della legge Fornero, detta quota 100, a sua volta propugnata da tempo dalla Lega e ora in dirittura d’arrivo.
Ma sul come arriverà al traguardo questo decreto-legge bifronte, cioè con quali coperture (ecco il vero interrogativo), lo deciderà il contestuale e già previsto vertice politico.
Non è difficile immaginare che su questo pur scivoloso terreno per i conti pubblici, gli alleati troveranno, alla fine, la quadra. Entrambi i partiti si sono spesi al massimo per portare a casa, probabilmente già in settimana, il decretone del Consiglio dei ministri che certificherà, agli occhi dei rispettivi elettorati, il mantenimento delle promesse. Anche se bisognerà poi vedere nel concreto non solo i costi finali della doppia iniziativa, ma pure i benefici reali per la platea dei richiedenti sulla base dei tortuosi requisiti indicati dalla legge.
Ma tant’è. In attesa di poter giudicare l’esito del decretone con il rischio da molti paventato di assegni più leggeri e di tempi più lungi in confronto a quelli immaginati in origine, per la maggioranza restano nodi fondamentali da sciogliere. Il primo dei quali si chiama Tav, il progetto di ferrovia Torino-Lione che sta diventando un braccio di ferro, non meno ideologico del reddito di cittadinanza e di quota 100, fra Cinque Stelle e Lega. Sull’onda della partita costi-benefici in corso fra commissioni, esperti e soprattutto polemisti manca l’indirizzo certo del governo sulla questione delle grandi opere.
I pentastellati, ricorda il ministro Danilo Toninelli, “sono sempre stati contro un’opera che è uno spreco in assoluto”, e attendono il risultato dell’ennesima analisi richiesta al riguardo per l’ultima parola. L’esatto contrario della Lega, infastidita della politica “del no a tutto”, e che invece spinge per ammodernare la rete della grande comunicazione col mondo, a costo di interpellare gli italiani con un referendum.
Intanto, al Senato si consuma nella maggioranza uno scontro in commissione sulla politica ambientale.
Ma la spina nel fianco e la sfida per il governo-Conte si chiama Tav.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi