Non è difficile individuare l’impronta di Matteo Salvini, che infatti esulta, nel decreto-legge sulla sicurezza approvato ieri al Senato col voto di fiducia posto dal governo-Conte. Una scelta, peraltro, legittima, quella di mettere in gioco la stessa maggioranza su un testo legislativo ritenuto importante, e a cui da sempre ricorrono i governi per serrare le fila ed evitare le possibili insidie dell’opposizione. O, come in questo caso, il temibile “non ci sto” di una parte dei Cinque Stelle. Ridottosi, proprio grazie al voto di fiducia che impone il “con me o contro di me”, a pochi dissidenti che si contano sulle dita di una mano.
Allo stesso modo, è facile trovare lo stampo di Luigi Di Maio nella contemporanea battaglia in corso presso le competenti commissioni della Camera per “portare a casa” il testo anti-corruzione con una più drastica previsione sui tempi della prescrizione. E qui le parti si invertono: il mal di pancia è dei leghisti.
Sarebbe, tuttavia, frettoloso credere che queste contrapposte divergenze saranno tali da mettere a repentaglio la coalizione giallo-verde, come pensano o sperano le a loro volta contrapposte opposizioni. Ma con lo scalpo della maggiore sicurezza -in particolare in tema di immigrazione- che può adesso esibire, Salvini prepara la sua lunga marcia verso le elezioni europee. Così come con una giustizia più orientata al contrasto dell’impunità, Di Maio impugna la bandiera dell’onestà da sempre cara al suo movimento. E anche lui così si ritaglia un ruolo chiaro e differente rispetto all’alleato destinato a diventare antagonista, se i sondaggi che danno Salvini in ascesa saranno confermati dagli italiani al verdetto europeo di maggio.
Dunque, entrambi i partiti spingono su legge e ordine. Ma il paradosso -o forse la loro autentica diversità- è che gli uni, pentastellati, sono più garantisti sull’immigrazione, mentre gli altri, con la spada di Giussano ancora in mano, lo sono sulla prescrizione. “Aumenteranno i clandestini”, prevede il Pd, che protesta contro “il testo-boomerang di Salvini”. Favorevole al decreto-legge, ma non al governo, né alla nuova prescrizione che bolle in pentola, Forza Italia. E non partecipa al voto. Fratelli d’Italia s’astiene, Leu e autonomisti votano contro.
Ma la realtà è che, per ora e nonostante le rilevanti divisioni nella maggioranza, le opposizioni non toccano palla: la partita fra sicurezza e giustizia si gioca tra Salvini e Di Maio. Arbitra Giuseppe Conte.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi