Nell’epoca della Catalogna, buone notizie dall’Alto Adige. Visto da lontano, il voto alle provinciali di domenica scorsa dà ragione alla fermezza della Farnesina contro la voglia matta del governo viennese di dare un passaporto austriaco ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina. Le due formazioni radicali che cavalcavano tale provocazione (Süd-Tiroler Freiheit e i Freiheitlichen), escono con le ossa rotte: dai nove consiglieri che avevano a quattro in un Consiglio di trentacinque.
Visto da vicino, il verdetto è ben più che un terremoto, come si coglie dall’effetto nazionale provocato da Matteo Salvini: quattro consiglieri per la Lega al primo colpo in solitaria. In realtà, forse in Alto Adige è caduto l’invisibile muro di Bolzano.
E’ un muro costruito dalla Svp in oltre settant’anni di dominio incontrastato e di ampi consensi. Doveva proteggere un microcosmo basato sul “fattore E” come etnico, ossia sull’identità italiana, ladina e soprattutto tedesca, la maggioritaria, come preambolo per far valere e funzionare il meccanismo dell’autonomia. Così stabilisce lo Statuto speciale del 1972 con la sua bandiera della proporzionale etnica, che è la riserva dei posti pubblici agli appartenenti a questo o quel gruppo linguistico. Il merito o il bisogno vengono dopo il privilegio di casta.
Bene, una formazione di lingua tedesca nuova di zecca sta mettendo in discussione non certo il totem dell’autonomia con le sue leggi arrugginite, ma l’ammuffita e conflittuale visione politica delle cose. Come tutti i rivoluzionari, il guastafeste inatteso è un moderato. La sua lista si chiama Team Köllensperger, dal nome dell’imprenditore bolzanino -se medesimo-, Paul Köllensperger, il creatore. Lui proviene dai Cinque Stelle, dunque, è un “tedesco” perfettamente inserito nel mondo “italiano”. Ha preso il 15,2 per cento dei consensi e sei seggi. Il suo è diventato il secondo partito dopo la Svp.
Il ribelle ha compiuto un esperimento alla Macron. Un partito nato di corsa e di pura opinione pubblica in una terra dove, da sempre, regnano il Palazzo e la sovrana Svp con l’ubbidiente partito italiano di turno. L’ultimo, il Pd, punito dal voto: da due a un solo consigliere.
La sorpresa Köllensperger, arrivata nonostante le incursioni elettorali del cancelliere austriaco Sebastian Kurz (l’interferenza di un governo in un altro Stato: mai visto in Europa), testimonia che la comunità di lingua tedesca non è un maso chiuso. Al contrario, Köllensperger e i suoi parlano di problemi civici e ambientali, di come investire in tecnologia e ammodernare la sanità, riscoprendo quel buonsenso che da tempo si nascondeva e confondeva con l’ideologia dell’identità.
Si vedrà presto, se sarà nuovo corso rispetto al primato conservato dalla pur calante Svp (da 17 a 15 consiglieri). A sua volta spinta, così, a rinnovarsi, ma non più inseguendo “il fattore E”, i doppi passaporti, la cancellazione dei toponimi italiani e quanto crea inaccettabili e inutili tensioni, senza peraltro interessare il maturo elettorato “tedesco”.
Un possibile nuovo corso accompagnato in Consiglio dalla significativa presenza dei tre Verdi “interetnici” e dalla salita a otto dei precedenti cinque consiglieri di lingua italiana, cominciando dal riconfermato e unico rimasto del centrodestra classico, Alessandro Urzì.
La Svp dovrà decidere se liquidare la storica alleanza col centrosinistra per accordarsi a Bolzano con la Lega, partito di governo nella capitale e nella vicina Trento, come rivela l’altro ciclone che ha spazzato via un autonomismo miope e in contrasto con Roma persino sull’esposizione del Tricolore per i cent’anni del 24 maggio 1915.
Tutto cambia perché tutto cambi. Ecco il nuovo messaggio, quanto rivoluzionario lo dirà il tempo, dall’Alto Adige ora in cammino.
Pubblicato su Il Messaggero di Roma