A forza di rincorrersi l’un l’altro, il “prima gli italiani” di Matteo Salvini sta subendo una trasformazione: ora arriva il “solo gli italiani” di Luigi Di Maio. Oggetto del contendere è l’annunciato reddito di cittadinanza, un cavallo di battaglia al quale i Cinque Stelle non possono rinunciare. E infatti lo ripropongono, dopo aver, però, corretto l’iniziale impostazione della proposta di legge. Spiega Di Maio: “E’ chiaro che è impossibile, con i flussi immigratori irregolari, non restringere la platea e assegnarlo ai cittadini italiani”. Plauso immediato di Salvini, che appare sempre più il guardiano della strategia della maggioranza (pur avendo raccolto la metà dei consensi dei pentastellati): “E’ una precisazione che accogliamo con grande piacere”.
Scambio di cortesie, ma siamo ancora nell’astratto percorso della “volontà politica”, in attesa che i propositi in cammino diventino conti concreti in una delicatissima manovra che dovrà (ma potrà?) contemperare le esigenze molto diverse dei due alleati di governo. Tuttavia, l’anticipata novità di un reddito di aiuto e di incoraggiamento soltanto per i bisognosi italiani, già segnala due cose: che la coalizione ancora si muove come se fosse in campagna elettorale. E perciò, dall’economia all’immigrazione, più che a cercare di risolvere, continua a voler “interpretare” quel malessere e quelle paure sociali che hanno rappresentato la fortuna di Salvini. Il suo no agli sbarchi in Italia lo ha reso popolare (e controverso) in tutta Europa.
Dunque, se Salvini insegue il disagio di molti italiani e gli va bene, Di Maio non può che inseguire Salvini. Anche perché la prospettiva non lontana di un centro-destra ricompattato attorno al leader leghista e potenzialmente vincente -secondo i sondaggi- alle prossime europee, avrebbe un’inevitabile ricaduta sull’esecutivo gialloverde. Un rischio che i Cinque Stelle devono prevenire, prima ancora che contrastare.
Ma il terreno economico è scivoloso. L’ex ministro Tiziano Treu (centrosinistra) e con lui alcuni giuristi avvertono: secondo il diritto europeo è inaccettabile che una prestazione assistenziale come il reddito di cittadinanza sia garantita ai soli cittadini italiani. Difficile, per esempio, lasciar fuori gli stranieri con permessi di lungo soggiorno o con particolari tutele internazionali. Ed essi costituiscono quasi i due terzi della “platea” che si vorrebbe, invece, escludere.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi