Di tutti i dibattiti, quello sul razzismo vero, presunto o desunto è il più ideologico che resista, tanto è pieno di contrapposti pregiudizi e privo della più elementare verità dei fatti. Per gli uni, basta l’anonimo e vile lancio di un uovo sul volto di Daisy Osakue -la discobola azzurra di pelle nera che ha avuto la forza anche di denunciare quanto accaduto-, per inscenare una campagna all’insegna dell’emergenza. Quasi che il popolo italiano, tra i più accoglienti e con un’attitudine verso il volontariato senza eguali al mondo, fosse diventato all’improvviso una teppa incivile. Salvo il piccolo dettaglio che lo sport, non meno di altri ambiti, sia colmo di campioni d’ogni Paese d’origine, colore della pelle e religione professata. Tutti indistintamente fieri della loro italianità.
Per gli altri, invece, la scoperta che il lancio dell’uovo contro Daisy nulla avesse a che fare con intenti discriminatori, diventa una bandiera per negare un’evidenza opposta e molto grave: gli episodi di “caccia all’immigrato” che hanno portato anche al ricovero delle vittime colpite. Non invenzioni, non notizie false, ma persone con nome e cognome: Buba Ceesay, così si chiama il giovane del Gambia aggredito a colpi di pistola davanti alla parrocchia di Vicofaro a Pistoia.
Da ultimo, ma non per ultime, le vicende ormai quotidiane di donne intimidite, molestate, perfino violentate da uomini che spesso si rivelano stranieri, e troppe volte già denunciati o irregolari. Il caso del tentato stupro alla stazione di Milano da parte di un nigeriano recidivo ai danni di una venticinquenne, testimonia che esiste un enorme problema non di razza, ma di legalità. Chi sottovaluta questa paura, fomenta altra paura.
E allora si diano tutti una calmata. Il punto non è abolire la legge Mancino contro la violenza e la discriminazione, perché offrirebbe “una sponda al razzismo anti-italiano”, come paventa il ministro Lorenzo Fontana. Il punto è, invece, punire secondo legge e Costituzione (articolo 3), ossia con rigore e severità, gli autori di atti razzisti. Senza se e senza ma.
Allo stesso tempo, bisogna archiviare la voglia matta e miope di strumentalizzare qualunque episodio delinquenziale che con la razza nulla ha da spartire. La politica scelga il buonsenso e giudichi i fatti, che sono già preoccupanti di per sé. Gli uni, al governo, senza provocazioni. Gli altri, all’opposizione, senza generalizzazioni. Il razzismo si combatte incontrando, conoscendo, viaggiando. E con la certezza della pena.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi