Per capire come andrà a finire, basta srotolare una cartina geografica. Sul tema bollente dell’immigrazione, l’Austria ha appena annunciato che dovrà “proteggere i confini meridionali”. Ma quel che per Vienna è Sud, per noi, i dirimpettai, è Nord, e si chiama Brennero per entrambi. Chiudere la nostra frontiera naturale, come il governo austriaco dichiara che farà blindando il proprio versante, significa una sola cosa: che ai migranti dell’Africa dovrà continuare a pensare un unico Paese d’Europa. Non c’è bisogno di indicare quale, visto che l’Italia è da tempo immemorabile che trasmette, invano, a Bruxelles il dramma della sua solitudine nell’affrontare l’esodo della fame, della malattia e della persecuzione che sgorga dal Mediterraneo. Ma davvero sarà il Muro al Brennero a scoraggiare le partenze e a regolare i flussi dell’immigrazione? “La chiusura è contro lo spirito del Consiglio europeo sui migranti e l’Austria se ne assumerà la responsabilità”, ammonisce il ministro degli Esteri, Enzo Moavero. “Nessun Paese può affrontare da solo un simile fenomeno”, sottolinea il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso di una visita “europea” a Riga.
Ma suonano come voci nel deserto, se si pensa che Vienna s’accinge alla linea dura più volte minacciata e pure provata con simulazioni di respingimenti dei migranti al confine sloveno (oltre settecento fra poliziotti e militari furono mobilitati, e con loro gli immancabili cani lupo), dopo la stretta della Germania ai rifugiati sul proprio territorio. Contrariamente ai propositi manifestati nell’accordo europeo siglato a Bruxelles, o forse in perfetta sintonia con essi, ogni Paese si sta predisponendo alla sua piccola muraglia attorno al giardino di casa. Perché aiutare i migranti è giusto e bello, “ma non nel mio giardino”.
E’ ora che Roma prenda atto di questo cinismo altrui neppure mascherato, ma rivendicato con misure destinate a lasciare l’Italia ancor più sola di prima. La verità è che nessuno, al di là del Brennero, vuole avere a che fare non già coi migranti, ma neppure coi “rifugiati”, che pur ne rappresentano un’esigua e disperata categoria, il cui dovere di tutela è sancito dal diritto internazionale.
La stolta gara a chi farà la barriera più alta, finirà per imprigionare l’Europa al suo stesso filo spinato. E per creare nuovi, inutili conflitti. Per diffondere il rancore, seppellendo, di fatto, la libera circolazione perfino dei medesimi europei. Chi di Muro ferisce, di Muro perisce.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi