La festa del 2 giugno, con la bella parata sui Fori Imperiali e il Tricolore paracadutato dal cielo, è diventata anche il simbolico spartiacque per il governo appena costituito: alle spalle i novanta giorni di una crisi istituzionale senza precedenti, all’orizzonte i cento giorni di “luna di miele”, com’è chiamato il periodo di benevolenza che i cittadini sempre accordano a chi s’insedia a Palazzo Chigi. Tocca, dunque, all’esecutivo di Giuseppe Conte sfruttare al meglio il tempo che da oggi comincia a scorrere fra il diritto a una campagna elettorale finalmente conclusa e il dovere di assicurare all’Italia un cammino all’insegna del realismo, e non solo del “cambiamento”, come annunciato da Di Maio e Salvini, la nuova generazione alle redini della nuova maggioranza. Realismo significa non più sbraitare contro la legge-Fornero, ma lavorare con competenza per capire se è possibile introdurre la cosiddetta quota cento (somma fra l’età della persona e gli anni dei contributi versati), per cancellarne le ingiustizie senza mettere a repentaglio i conti dello Stato, cioè il futuro dei nostri figli. Realismo vuol dire non più gridare contro l’immigrazione fuori controllo, bensì saper trattare con le nazioni di provenienza per regolare i flussi. E poi impegnarsi con l’Unione europea per un’equa distribuzione degli arrivi, a costo di rinegoziare regole e trattati. E sempre facendo valere la propria Costituzione e la propria coscienza per distinguere la disperazione di chi cerca con onestà una speranza di vita da chi, invece, qui giunge per delinquere all’ombra di una legislazione-colabrodo. Realismo implica capire che cos’è prioritario. Altrimenti il rischio dello scontro continuo e su tutto è dietro l’angolo, come dimostra l’uscita del neo-ministro Fontana sulle famiglie arcobaleno che “per la legge non esistono”. Salvini ha dovuto e voluto precisare: quelle sono “idee personali”, il tema non è nel contratto penta-leghista. Ossia la legge sulle unioni civili non si tocca.
La sfida che attende il nuovo governo è, dunque, saper cogliere le vere urgenze dei cittadini e mettersi dalla loro parte per cercare di risolverle. Tornando a infondere quel senso dello Stato che i partiti hanno da tempo dimenticato: anche per questo gli italiani hanno dato credito ai “populisti” lontani dal Palazzo.
Ma ora, nella dolce luna di miele, le opinioni saranno separate dai fatti. E solo alla prova dei fatti il governo avrà l’unico giudizio che conta.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi