S’è scatenata la bufera al tramonto del governo politico mai nato tra Cinque Stelle e Lega. Dopo la rinuncia del presidente incaricato Conte, Mattarella ha già convocato l’economista Cottarelli al Quirinale. E anche questa scelta rinvigorisce, se possibile, la durissima polemica in corso che tira direttamente in ballo la presidenza della Repubblica. Ma si deve partire dal veto del capo dello Stato su Paolo Savona ministro dell’Economia? Oppure dal diktat di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini al Quirinale all’insegna del “o Savona ministro o morte del governo”? Ciascuno può sbizzarrirsi come crede per trovare l’inspiegabile perché: perché un esecutivo che sembrava finalmente in rampa di lancio dopo ottantatré giorni dalle elezioni nazionali, all’improvviso e a sorpresa rinunci a prendere il volo. Mattarella ha difeso con forza il suo operato, ricordando di aver accompagnato il lungo parto di un governo che non c’è più. Ma che non avrebbe potuto né dovuto dare l’impressione di una possibile “fuoriuscita dell’Italia dall’euro”. Da qui l’impossibilità di assegnare all’economista Savona, molto critico sul tema, pur da europeista, proprio il dicastero dell’Economia. Di risposta, Salvini e Di Maio denunciano la gravità dell’accaduto, chiedendo, soprattutto il primo, di tornare subito alle urne. E rimarcando il mancato rispetto della volontà popolare sancita il 4 marzo. È uno scontro istituzionale senza precedenti. Non occorre leggere la Costituzione, basta il buonsenso per comprendere che il principio di leale collaborazione tra Quirinale e Palazzo Chigi è un fondamento inderogabile per governare l’Italia. Mettere insieme le novità del “governo del cambiamento” e l’importanza del futuro europeo dell’Italia: ecco che cosa è mancato per far scattare la scintilla tra Mattarella e Di Maio-Salvini. E ora diventa tutto ancora più difficile.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi