Se governeranno, governeranno per contratto. Devono accordarsi nero su bianco, perché gli uni si battono per dare un compenso minimo a tutti i bisognosi, gli altri per abbassare al minimo le imposte per tutti i contribuenti. Tra i Cinque Stelle e la Lega l’opposta visione sull’economia si chiama reddito di cittadinanza contro tassa piatta detta “flat tax”, ossia considerare prioritario il tema dell’assistenza oppure dare una scossa alla produzione. Intesa possibile o illusoria?
Anche su questo terreno il movimento ostile alla Tav e quello invece favorevole alle grandi opere promettono e si promettono un compromesso. Entro un paio di giorni, assicurano i contraenti. Altrimenti le elezioni anticipate saranno inevitabili, ammoniscono.
Intanto, bisogna rileggere le rispettive proposte per constatare che le differenze fra i due fino a ieri duellanti, anche oggi superano le condivisioni. E non solo nel tono con cui entrambi i leader si rivolgono ai cittadini. Tuttavia, i margini per far prevalere quel che li unisce rispetto a quel che li divide, ci sono. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il realismo. Chi si candida a guidare l’Italia, non potrebbe far valere le proprie e radicali utopie, anziché il comune buonsenso. Non è un caso, allora, se già di “ampie convergenze” sul programma e di “notevoli passi in avanti” parla Di Maio. “Metteranno la patrimoniale, spero non vadano avanti”, paventa, invece, un allarmato Berlusconi.
Dunque, se intesa sarà, essa avrà l’Europa quale istituzione a confronto: la propaganda populista contro l’euro è in soffitta. Naturale anche la scelta, da farsi in sintonia col Quirinale, di forti personalità nei principali dicasteri di Economia, Interni, Esteri e Difesa.
Lavoro, sicurezza, migrazione sono i campi nei quali, tra le annunciate modifiche della legge-Fornero, la tolleranza zero per il crimine e il maggiore controllo dei flussi, pentastellati e leghisti non faticheranno a darsi la mano. Il “contratto” dovrà, però, affrontare il nodo dell’economia: come abbassare il deficit e il debito senza alzare le imposte, a partire dall’Iva. Quali spese tagliare in concreto. Scontata la volontà di dare l’addio ai vitalizi e di ridurre le auto blu: misure ininfluenti sotto il profilo finanziario, ma di alto valore simbolico. “Abbiamo parlato anche di conflitto d’interessi”, rivela Di Maio. Quasi a sottolineare che non ci sono tabù fra i contraenti piuttosto diversi. Ma destinati, se riusciranno a governare, a diventare un po’ più uguali.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi