Il conto alla rovescia è cominciato e gli azzardi sul dopo-elezioni si moltiplicano. Avremo un chiaro vincitore, anche se di misura? Oppure arriveranno le inevitabili larghe intese? Il lunedì mattina ci sveglieremo con un governo di scopo appena sognato o con una grande coalizione in salsa italiana? O si tornerà presto alle urne?
Mentre i partiti si sbizzarriscono in formule e previsioni, facendo tutti i conti senza l’oste, ossia senza conoscere quale sarà il sovrano verdetto del popolo italiano -l’unico a poter dettare l’agenda, il giorno dopo-, stanno finendo due campagne elettorali parallele, eppur diverse. La prima e più visibile è quella tradizionale in piazza e soprattutto in tv, dove ogni leader di coalizione spara le sue ultime cartucce di promesse per convincere gli indecisi. L’altra avviene più defilata e senza troppe fanfare dalle parti di Palazzo Chigi, dove Paolo Gentiloni, che pure è un candidato del Pd, non rinuncia a esercitare il ruolo istituzionale di presidente del Consiglio oggi di ordinaria e, domani, chissà, di straordinaria amministrazione. Nell’ipotesi, tutta da verificare, che il Quirinale, udito il volere degli elettori, lo lasci o lo richiami in servizio per mancanza di un’alternativa politico-aritmetica (con l’accordo di almeno due dei tre maggiori contendenti o con un’intesa larga e trasversale sui temi da affrontare).
In realtà, le ultime mosse di Gentiloni e i riconoscimenti a lui giunti da parti finora silenti rivelano questa via impervia e istituzionale che potrebbe prestarsi, nell’eventualità, a essere esaminata da parti distinte e distanti tra loro. Un’avvisaglia si è avuta con l’accordo sulle autonomie appena firmato dal governo con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: due regioni su tre sono guidate dal centro-destra. Quali e quante competenze trasferire da Roma all’insegna della leale collaborazione fra gli enti della Repubblica, riguarda ogni fronte politico. Anche quello della Lega, in astratto il più lontano, ma in concreto il più interessato ad amministrare con poteri nuovi o rafforzati i territori che governa da tempo.
L’esecutivo-Gentiloni sembra agire in stile “convergenze parallele” in caso di necessità. Significative le dichiarazioni di Enrico Letta e, “solo a certe condizioni”, di Grasso. Non mancano le precedenti e possibiliste parole di Berlusconi. Che però, alla vigilia del voto e al pari dei suoi antagonisti, scommette soltanto sulla propria affermazione elettorale.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi