L’altolà della Farnesina (dichiarazioni del sottosegretario Benedetto Della Vedova) e dell’Europarlamento (addirittura intervento del suo presidente, Antonio Tajani), non è bastato: i nazional-populisti del Partito della libertà (Fpö), con importanti ministeri nel nuovo governo di Vienna, rincarano la dose. Non solo non intendono rinunciare alla provocatoria possibilità di concedere la cittadinanza austriaca ai cittadini italiani “di lingua tedesca e ladina” che vivono in Alto Adige, ma promettono di volerlo fare già per l’anno prossimo. Annunciando inoltre che anche gli atleti altoatesini, cioè i nostri campioni azzurri, potranno gareggiare per l’Austria. Anche se la prospettiva non ha alcun fondamento giuridico né precedenti diplomatici nell’Europa della vera libertà e senza confini. Ma il governo italiano farebbe malissimo a sottovalutare la portata del più grave attacco alla sovranità della Repubblica italiana che una Repubblica pur amica, com’è quella dell’Austria, si appresterebbe a compiere se seguisse i proclami della mai così estrema destra austriaca. Stavolta Palazzo Chigi e la Farnesina devono reagire con fermezza per ricordare a un governo così smemorato, come l’appena insediatosi a Vienna, almeno tre cose. Primo: da cent’anni in Alto Adige non vivono cittadini austriaci a cui restituire una cittadinanza tolta, ma persone nate e cresciute prima sotto il Regno d’Italia e poi nella Repubblica italiana. Perciò cittadini italiani a tutti gli effetti. Cittadini a cui la Repubblica ha concesso una tutela linguistica, culturale ed economica che non ha eguali al mondo. Secondo: non esiste alcun ancoraggio internazionale che dia all’Austria la facoltà di interferire gravemente nell’ordinamento della Repubblica italiana. Né che attribuisca a Vienna un ruolo da “potenza tutrice” secondo la comica espressione ripetuta all’infinito dalla propaganda tirolese. L’obbligo e soprattutto il piacere di mantenere eccellenti rapporti con gli amici austriaci derivano, oltre che dall’amore comune per l’Europa senza frontiere, dall’Accordo De Gasperi-Gruber firmato da due gentiluomini nel settembre del 1946 e già adempiuto col primo statuto regionale del 1948. Il secondo statuto di speciale autonomia del 1972, che ha ampliato e rafforzato ogni tutela per la comunità di lingua tedesca e ladina, è un libero e sovrano atto del Parlamento italiano. Come tutti i Presidenti del Consiglio e in particolare tutta la diplomazia italiana hanno sempre sostenuto per decenni in ogni sede, interna e internazionale, e dimostrato con atti legislativi e scelte costituzionali. Terzo: con la firma della cosiddetta “quietanza liberatoria” l’Austria ha riconosciuto nella sede della Nazioni Unite che ogni controversia sorta con l’Italia proprio sull’interpretazione dell’attuazione dell’Accordo De Gasperi-Gruber è stata definitivamente risolta. Dunque nessun governo, meno che mai della oggi nazione amica Austria, deve permettersi di buttare nel cestino con il suo comportamento estremista e revanscista tutti gli accordi e le rassicurazioni che l’Austria ha formalmente e ripetutamente fatto all’Italia. Con l’aggravante che tale comportamento verrebbe attuato per venire incontro all’oltranzismo e all’aperto secessionismo di formazioni minoritarie anche nella comunità di lingua tedesca in Alto Adige. Roma intervenga per spegnere subito l’incendio di chi, per ignoranza dei fatti o strumentale faziosità, sta pericolosamente buttando benzina sul fuoco.
Pubblicato su Il Messaggero di Roma