“Andiamo a Palazzo Chigi e facciamo risorgere l’Italia”. Con un post su Facebook, come si conviene a un movimento politico che della Rete ha fatto il suo braccio comunicativo, Luigi Di Maio rompe gli indugi e si presenta quale primo candidato alle elezioni prossime, ma ancora da convocare (primavera 2018). Dovrà passare, certo, per le forche caudine delle primarie on line in nome dell’”uno vale uno” e fra le polemiche di chi già parla di regole ad personam. E perciò di vincitore annunciato, oltre che appoggiato da Beppe Grillo, il capo dietro e davanti alle quinte. Ma è innegabile che con Alessandro Di Battista detto Dibba, Di Maio sia il politico più popolare dei Cinque Stelle.
Solo il tempo, e naturalmente il voto, diranno se e quanto l’annuncio dell’aspirante candidato somigli al famoso e allora vittorioso “L’Italia è il Paese che amo” con cui Silvio Berlusconi annunciava -lui in tv; altra epoca, altro impero: il suo-, la “discesa in campo” il 26 gennaio 1994. Ma, nell’attesa, è chiara la svolta che il partito di Grillo intende compiere con questa scelta, dieci anni dopo l’irriverente apparizione nelle piazze d’Italia all’insegna dei “vaffa”. Vicepresidente della Camera, dunque con un ruolo istituzionale, sempre vestito in giacca e cravatta, con il trentunenne Di Maio, uomo del sud -di Avellino- che sa parlare al nord con idee anche radicali, ma con garbo, il partito di Grillo spera di “fare centro”. Nonostante l’inesperienza amministrativa e le gaffe storico-geografiche di Di Maio (confuse il Cile col Venezuela), che i suoi avversari si preparano a rinfacciargli. Nell’infuocata campagna elettorale che si preannuncia, non sarà sufficiente protestare contro la casta e invocare onestà: Di Maio dovrà anche destreggiarsi in economia, schierarsi in politica estera, spiegare agli italiani non quali siano i problemi, ma come si risolvano.
Se nei Cinque Stelle il dado è tratto, nel centro-sinistra è scontro tra chi apprezza e chi contesta Renzi (entrambe le fazioni con identico vigore). E nel centro-destra regna la rivalità fra Berlusconi e Salvini. Aspettano tutti l’esito del voto in Sicilia per trarre conclusioni sui competitori per Palazzo Chigi. Ma l’Italia è ormai tripolare. Ecco perché, a parte il già posizionato Di Maio ai nastri di partenza, la scelta dei nomi sarà decisiva per cercare di strappare un voto in più degli avversari e guadagnare la prima fila verso Roma. Dove, intanto, sta “correndo” Gentiloni, altro possibile aspirante che non alza la voce.
Pubblicato su Il Giornale di Vicenza