Quando, pochi mesi fa, scelse di vendere il suo Milan, che di tutti i figli è il prediletto, non ci furono più dubbi: ecco l’addio alle armi di Silvio Berlusconi. Il quale, alle soglie degli ottantun anni -li compirà il prossimo 29 settembre-, stava in realtà “confessando”, con l’avvenuto abbandono dell’amata creatura calcistica, di voler andare in pensione anche dalla politica. Dopo il ventennio di ascesa e declino elettorale, passando quattro volte da Palazzo Chigi.
Ma gli ultimi sondaggi confermano la sorpresa che era nell’aria da tempo. Rivelano la nuova tendenza all’antico che serpeggia fra molti italiani: il centro-destra viene considerato in testa alle preferenze. Sorpasserebbe sia il Pd che i Cinque Stelle. E lui, il Cavaliere errante, viene giudicato in grado di battere tutti i concorrenti alla guida dello schieramento. A partire da Matteo Salvini, il più insidioso.
D’accordo, i sondaggi, che si stanno moltiplicando, sono soltanto un attimo fuggente. Ma guai a non coglierne le pur svolazzanti indicazioni. La seconda novità che ci svelano, non è meno sorprendente del ritorno di Berlusconi. Pur calando in percentuale, il movimento di Grillo raccoglierebbe ancora e sempre il consenso di un elettore su quattro. Neanche il primo e deludente anno di Virginia Raggi in Campidoglio, cioè la “testimonial” pentastellata a Roma, ha influito più di tanto sul giudizio generale degli italiani. Agli occhi di una notevole parte degli stessi, il partito di Grillo continua a essere visto come un’opzione a metà fra la rabbia mai sopita contro la casta e una speranza di cambiamento per il governo. Non per caso sia i Cinque Stelle che il centro-destra guardano al voto regionale del 5 novembre in Sicilia (dove entrambi gli schieramenti avrebbero, di nuovo secondo le previsioni, il vento in poppa), come alla prova generale per poi vincere le elezioni politiche nazionali.
Ma qui arriva la terza sorpresa, che si chiama Paolo Gentiloni. Secondo i sondaggisti, aumenterebbe l’apprezzamento degli italiani per il suo modo gentile, come il nome, di governare. Vedrebbero l’attuale presidente del Consiglio come un politico dal tranquillo procedere, dopo le frenesie, la raffica dei tweet e la scontrosa personalità del predecessore Matteo Renzi. Che però è pur sempre il segretario del Pd. E basta tale circostanza per capire l’importanza del fattore-Gentiloni, l’uomo che “sale” senza avere in mano le redini del principale partito in Parlamento.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi