Sempre pirati sono, e navigare resta il loro avventuroso mestiere.
Ma al posto dei ricchi vascelli carichi d’oro e di spezie che, sciabola in mano e coltello fra i denti, amavano un tempo assalire in mezzo all’Oceano, ora vanno all’assalto di istituzioni e di governi, di grandi aziende e di banche. E lo fanno forse ancora con una benda nera sugli occhi, ma di sicuro seduti comodi in poltrona: la loro nuova arma è il computer, che li fa navigare da un continente all’altro senza bandiere, e perciò invisibili, carpendo i segreti e mettendo così alla berlina i loro pur sempre potenti “nemici”.
L’ultima incursione tentata dai corsari globali che oggi si chiamano hacker (gente informata e informatica), avrebbe preso di mira la Farnesina l’anno scorso. Per quattro, lunghi mesi -ha scritto il quotidiano britannico Guardian-, il nostro ministero degli Esteri sarebbe rimasto alla mercé di hacker russi in paziente agguato. Ma l’allora ministro e oggi presidente del Consiglio, Gentiloni, li avrebbe presi per fame: poiché non usava le mail sott’assedio, gli assedianti non poterono compiere al meglio l’impresa.
Qualcosa di serio deve essere successo, se la Procura ha aperto un’inchiesta, il governo assicura che nessun “dato sensibile” è stato catturato e i russi smentiscono con sdegno il mancato abbordaggio. Ancora loro, i russi, già sospettati di aver dato un aiutino, via informatica, al nuovo presidente americano Donald Trump nel duello per la Casa Bianca vinto all’ultima stoccata contro Hillary. Del resto, siamo nell’era di Wikileaks, dove il web può smascherare e non solo colpire: tutto dipende da chi lo usa e dall’uso che se ne fa.
Ma questa nuova battaglia navale che si combatte a colpi di clic, è molto insidiosa. Intanto, perché la pirateria agisce nell’anonimato. Le vittime “hackerate” non vedono brigantini all’orizzonte, né possono capire in anticipo quali siano i veri interessi in ballo. E poi l’evoluzione continua della tecnologia rende ogni forma di attacco o di spionaggio quasi inafferrabile e difficilmente dimostrabile. Un software può, dunque, aprire le comunicazioni e le frontiere del mondo. Oppure destabilizzarlo come mai avvenuto in passato.
Mettere in ginocchio un sistema di governo, colpire economie e alleanze sull’onda di informazioni rubate in pochi secondi, è la minaccia a vele sempre più spiegate del nostro tempo.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi