Non è il caso di offrire neanche un quarto d’ora di attenzione a quella pagina di Facebook dal nome, che si commenta e condanna da sé, “auguriamo la morte di Matteo Renzi”. Da tempo abbiamo scritto che il mondo virtuale di internet vomita di tutto: guai a correre dietro ogni pensiero del “webete” di turno, com’è stato simpaticamente battezzato da Mentana. E poi la Rete non è il Vangelo della globalità. E’ soltanto un mezzo, straordinario, di comunicazione. E perciò può diventare il ponte o la fogna del mondo, a seconda di come e da chi lo usa.
Ma questa minaccia telematica all’ex presidente del Consiglio, che il Pd ha segnalato alla polizia postale per capire chi si nasconda dietro l’anonimato e un’immagine di Mussolini in uniforme, arriva in piena bufera politica sulle fonti d’informazione. “Il web non diventi un ring permanente”, aveva esortato il presidente della Repubblica, Mattarella, nel suo messaggio di fine anno. Poco dopo scoppiò la polemica di Grillo contro i quotidiani e i tg “fabbricatori di notizie false”, con la proposta, allo stesso tempo seria e non troppo come ci ha ormai abituato con le tante cose che dice, di una giuria popolare a cui sottoporre i servizi dei telegiornali e gli articoli dei giornali. Montanelli gli avrebbe risposto che un tribunale in attività permanente, e molto severo, già esiste, ed è quello formato dai lettori, dai telespettatori, dagli ascoltatori. Giudici implacabili: cambiano canale o giornale, se ritengono di essere stati defraudati.
I Cinque Stelle, si sa, nutrono una preferenza per la Rete come fonte di più libera, genuina e consapevole partecipazione, a cui delegare sia scelte politiche importantissime, sia un ruolo di informazione dal vivo col molto celebrato -ma non sempre da loro stessi utilizzato- streaming. Lo stesso Renzi, peraltro, è un globe-trotter del tweet, affidando fin dall’alba buona parte delle sue convinzioni alla tecnologia che tutto divulga subito, ovunque, a chiunque.
Ma forse è arrivato il momento di pretendere da chi ne ha istituzionalmente le competenze che la fogna non tracimi sul ponte. Anche nella Rete, come nella vita, si può essere contro tutti e contro tutto senza sacrificare il buonsenso, che è alla base dei rapporti fra le persone e le comunità. Altri Paesi l’hanno fatto: una bella discussione in Parlamento sul web (naturalmente in diretta streaming)
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi