Non tutte le usanze americane vengono per nuocere. L’ultima trovata importata dagli Stati Uniti, detta del “venerdì nero”, cioè il tradizionale “black friday” che negli Usa segue il “giorno del ringraziamento” del quarto giovedì di novembre, e spinge la gente agli acquisti perché i prezzi sono festosamente bassi, avrebbe fatto impazzire di gioia e di compere anche i consumatori italiani. La nuova moda ha viaggiato in particolare su internet, dove le offerte, appunto, impazzavano. Ma pure nei negozi che si sono attrezzati per la novità. Una sorta di saldi di fine stagione anticipati e in sole ventiquattr’ore, visto che al Natale manca ancora un mese e i Re Magi si sono appena messi in cammino.
Noi, si sa, siamo abituati a spendere, quando possiamo farlo, per i regali sotto l’albero. Ma anche ad attendere con fiducia che la più importante festa familiare dell’anno e il successivo capodanno con gli amici passino, per poi precipitarci ad approfittare degli sconti che tutto si portano via.
Ora lo sconto a sorpresa del venerdì nero gioca in anticipo sull’italica abitudine. Ma male non fa, se si pensa che già si quantifica in zero virgola qualcosa l’incremento in percentuale degli acquisti appena fatti rispetto agli altri e più parsimoniosi giorni di novembre. Far ripartire i consumi è la ricetta elementare che, da sempre, tutti gli esperti e i governi indicano per rilanciare l’economia. Un Paese nel quale i cittadini muovono i loro soldi, mette in moto il circuito virtuoso della crescita. Se a lungo gli italiani poco hanno consumato e speso in confronto alle attese, e spesso alle necessità, è proprio perché imprigionati dalla crisi. Una crisi anche psicologica che questo venerdì nero ma -a dispetto del nome- spensierato, potrebbe aver in parte alleviato: anche un piccolo acquisto “fuori programma” testimonia, chissà, che abbiamo voglia di rivedere le stelle. E non soltanto quelle di Natale.
E’ presto per dire se la rondine ha fatto primavera, e poi all’inverno, e con drammatiche piogge e alluvioni in tante parti d’Italia, siamo ora destinati. Ma quest’incursione in una tradizione lontana e che, come le zucche vuote di Halloween, potrebbe essere vista come roba aliena, va giudicata senza severità. E’ solo un’opportunità che può scuotere l’albero dell’economia senza intaccare quello del nostro santo Natale.
A volte eventi insignificanti o perfino irritanti diventano termometro di un cambiamento. Felici del venerdì nero: chi l’avrebbe detto.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi