“Ma le sembra normale che a fronte dell’impegno per difendere e valorizzare la lingua italiana nel mondo preso dal governo proprio in queste ore nella mia Firenze, lo stesso governo consenta l’eliminazione e l’umiliazione della lingua italiana in casa? Si può essere lungimiranti nell’universo e miopi in Alto Adige?”.
La professoressa Maria Giovanna Arcamone, già docente ordinario di Filologia germanica a Pisa e presidente dell’Icos (acronimo inglese per Congresso internazionale di Scienze onomastiche), è oggi la coordinatrice dell’”Appello dei 48”. Si tratta della lettera aperta che il mondo accademico italiano e tedesco ha inviato alle massime istituzioni per sollecitarle a intervenire contro il tentativo politico della Svp di sradicare gran parte dei nomi italiani esistenti da un secolo nella plurilingue provincia di Bolzano. “Noi non siamo politici, non ci siamo rivolti a questo o a quel partito”, sottolinea la professoressa con orgoglio. “Siamo solo studiosi e buoni conoscitori della scienza toponomastica. Ci siamo mossi per un atto di elementare e civica sensibilità, per chi ha fatto della cultura e del diritto la ragione stessa della sua vita, e non solo della sua professione: impedire che in barba alla Costituzione e all’obbligo del bilinguismo italiano-tedesco in Alto Adige, si possa cancellare il diritto che un cittadino italiano o del mondo possa continuare a pronunciare e indicare in italiano -come ha fatto per cent’anni- nomi di luogo bilingui”.
Come avete convinto il mondo accademico tedesco ad aderire?
“Sa la verità? I più meravigliati erano loro. Ma sei sicura che hai capito bene, mi dicevano i professori Kremer, Hepp, Bremer o Kolheim? Sei sicura che l’Italia voglia rinunciare a una parte del proprio patrimonio storico-linguistico? “Das ist nicht möglich”, non è possibile, commentavano increduli. E’ così che ho capito che dovevamo agire e agire insieme: il buonsenso non ha confini. L’appello nasce dalla dolorosa meraviglia che l’impensabile possa invece accadere”.
Che cosa chiedete al Quirinale e al governo?
“Che si facciano valere subito i principi della civiltà del bilinguismo paritario e inderogabile presso la Commissione Stato-Provincia detta dei Sei, dove invece si vorrebbe con norma d’attuazione costituzionale indicare i criteri e pare persino allegare liste di esempi di già ipotizzata proscrizione. Migliaia di nomi italiani sono a rischio! E chiediamo che la Corte Costituzionale si pronunci al più presto sul ricorso che riguarda proprio la toponomastica in Alto Adige”.
Obiezione dei tagliatori di nomi: nessuno toccherà i grandi toponimi, spariranno solo nomi minori o di periferia.
“Obiezione ridicola. Nessuno può giuridicamente toccare la dizione italiana in vigore da cent’anni. Lo Statuto altoatesino prevede tale facoltà solo per i nomi tedeschi e ladini. Semmai possono legiferare per la nuova toponomastica, quella sorta in tempi recenti, ma sempre “fermo restando l’obbligo della bilinguità”. I principi costituzionali non sono carta straccia. E ancor più grave sarebbe accanirsi su nomi minori o lontani”.
Pubblicato su Il Messaggero di Roma