L’Università dà lezioni alla Politica. Forse c’è ancora un futuro per i nomi italiani della toponomastica bilingue italiano-tedesco dell’Alto Adige che si vorrebbero eliminare. Il possibile ripensamento è frutto dell’”Appello dei 48”, com’è stata ribattezza la ferma e documentata presa di posizione del mondo accademico italiano e tedesco, dall’intera Accademia della Crusca alla presidenza dell’Associazione internazionale dei docenti di lingua tedesca. Italianisti e germanisti dei due Paesi, e tutti di grande peso, si sono dati la mano per esortare le Istituzioni, da Sergio Mattarella in giù, a intervenire subito contro il tentativo in corso per far sparire in silenzio lo straordinario patrimonio storico e linguistico che l’Italia ha coltivato per decenni nella terra plurilingue dell’Alto Adige.
La forza tranquilla dei professori italiani e tedeschi che hanno alzato la voce in difesa del diritto e della cultura messi così brutalmente a repentaglio in Alto Adige, sta provocando imbarazzi e nuove riflessioni nei Palazzi ministeriali. Dove erano tutti convinti d’aver già portato a casa nella cosiddetta “Commissione paritetica Stato/Provincia dei Sei”, un “compromesso accettabile” con la Svp, il partito che esige l’estirpazione. All’insegna di una sorta di “ghigliottina intelligente”: niente taglio di nomi importanti come Bolzano o Merano, per carità, ma “solo” di toponimi periferici, vette e sentieri lontani. Una strategia innocua soltanto all’apparenza. Di fatto verrebbe sradicato il sessanta per cento dei nomi italiani esistenti da cent’anni, cioè migliaia di toponimi, nonostante essi siano protetti dalla Costituzione e dall’obbligo del bilinguismo sancito da leggi e sentenze costituzionali. Sul come aggirare l’ostacolo -ossia sorvolare sul fatto che l’italiano è la lingua ufficiale dello Stato-, la Commissione dei Sei è incerta. Indicare oppure no i criteri coi quali consentire una pulizia linguistica dal volto umano, ossia su toponimi all’apparenza minori? Ma cancellare anche un solo nome italiano -e qui sarebbero migliaia-, violerebbe la Costituzione. Perciò si pensa di lasciare l’ingrato compito a un’inventata commissione di studiosi nominata dalla Provincia, cioè dalla Svp, nella quale, va da sé, i prof di lingua italiana sarebbero condizionati da quelli di lingua tedesca nelle scelte dei nomi italiani. Seconda ipotesi al lavoro: allegare a titolo di esempio un elenco già fatto (detto “elenco A”) di nomi sradicabili indicati da un’intesa “faccia a faccia”, ma priva di qualsiasi fondamento costituzionale, fra gli allora ministro Raffaele Fitto e presidente della Giunta altoatesina Luis Durnwalder. Oppure portare a esempio il molto peggiorativo “elenco B”, fatto successivamente col ministro Graziano Delrio e che ignora, anch’esso, gli stessi principi dello Statuto altoatesino. Secondo il quale, è bene ricordarlo sempre, la Provincia di Bolzano può dare ufficialità e “accertare la dizione” dei toponimi tedeschi o ladini, non già arrogarsi il diritto di eliminare i toponimi italiani esistenti e in vigore da quasi cent’anni. Tutto fatto, dunque? Non più. Ora che l’”Appello dei 48” è finito sul tavolo del Quirinale e in tutti i dicasteri che contano (Esteri per l’Accordo bilingue De Gasperi-Gruber del 1946, Beni Culturali perché il toponimo è anche un bene culturale, Interno, Difesa e Regioni, da cui la Commissione dei Sei dipende), nel Palazzo s’è capito che bisogna avere molta accortezza. Anche perché alla Corte Costituzionale ancora pende (dal 2012) un giudizio di legittimità su una precedente legge altoatesina che faceva a pezzi i nomi italiani. Governo e Provincia di Bolzano continuano a implorare i giudici di rinviare la loro sicura bocciatura. Ma pure alla Corte hanno ormai capito che la richiesta non è innocente. Si vuole solo guadagnare tempo per consentire alla Commissione dei Sei di approvare la citata norma d’attuazione all’esame, e che sarà di valenza costituzionale. Di fatto agirebbe al posto della Corte Costituzionale! E a quel punto sarà addio per sempre ai nomi italiani. O meglio, sarebbe stato: perché l’inatteso “Appello dei 48” ha suonato un forte campanello d’allarme.
Pubblicato su Il Messaggero di Roma