Tutto è cominciato il 10 ottobre 1977 quando, a Merano, dove vivevo e studiavo al Liceo, nasceva Radiotelenord sul 91,100 in modulazione di frequenza. E’ stata una delle prime radio libere in Alto Adige, nel periodo in cui tale novità si diffondeva in tutta Italia con contagioso e intelligente entusiasmo. La novità che il giornalismo radiofonico non era più una prerogativa del solo servizio pubblico: anche i privati potevano finalmente avere il loro spazio e un ruolo nell’etere.
Radiotelenord fu fondata dai tre Guiglia della mia famiglia d’origine: mio padre Tullo, mio fratello Alessandro e il sottoscritto. Già a Montevideo, capitale dell’Uruguay, dove mio padre mantovano era emigrato nel 1952, lui aveva fondato e condotto Radioitalia, l’emittente che a cavallo degli anni Sessanta e Settanta trasmetteva in italiano programmi di informazione e intrattenimento per la collettività. Un’attività volontaria e meritoria per la quale la Repubblica italiana gli concesse l’onorificenza di Cavaliere.
Radioitalia sarebbe diventato il modello di riferimento per la successiva iniziativa radiofonica a Merano in Italia.
Che cosa fu Radiotelenord? Fu una sfida meravigliosa ma temeraria, perché non c’erano regole né precedenti in quel campo innovativo. Chiunque poteva occupare una frequenza a danno del vicino. Capitò anche a noi, costretti a “traslocare” nottetempo dalla sintonia individuata fra l’88 e l’89 al 91,100, spostando inoltre al 10 ottobre l’inaugurazione che era stata invece prevista il primo di quel mese. La frequenza che avevamo tecnicamente monitorato era stata nel frattempo presa da altri.
E poi quanti sacrifici per mantenere la radio e mantenerci, perché di quell’attività 24 ore su 24 vivevamo. Bisognava cercare e ottenere pubblicità, gli spot commerciali: l’unico mezzo per sostenere la nostra libertà di diffusione senza essere condizionati da niente e da nessuno. Sperimentavo, così, per la prima volta e ragazzo com’ero (diciott’anni ancora da compiere), che cosa significa fare l’imprenditore e ragionare con una logica manageriale. Che cosa vuol dire intraprendere.
Per dieci anni -la vendita della nostra emittente avvenne nella primavera/estate del 1987-, Radiotelenord ha rappresentato la voce libera di tantissimi collaboratori, in particolare giovani, e per tantissimi ascoltatori, in particolare quelli e quelle che amavano seguire il programma quotidiano di mio padre. Si chiamava “Effemeridi, cose utili e futili”, e prevedeva telefonate in diretta, altro importante cambiamento di quel tempo vitale: l’ascoltatore-cittadino diventava il vero protagonista col diritto di dire al grande pubblico tutto ciò che pensava. La libertà di parola senza libertà di parola alla radio sarebbe ben poca cosa in una nazione aperta e viva come l’Italia, in un pianeta senza frontiere. Bisogna farsi sentire, per farsi valere.
Grazie al lavoro d’informazione e d’inchiesta a Radiotelenord ho avuto la prima tessera da giornalista: quella verde di pubblicista.
Ma la radio, la mia radio, per me è stata soprattutto una bellissima palestra di vita. Un ponte spalancato fra le comunità linguistiche dell’Alto Adige. Di lingua tedesca era la maggior parte delle attività commerciali che investivano la loro pubblicità sull’onda del 91,100, e non pochi collaboratori e molti ascoltatori. La felice mescolanza di culture, di idee, di persone: è la mia bussola. Non l’ho mai cambiata, né mai la cambierò per niente al mondo.
Perciò, a quasi quarant’anni dall’inizio, dedico questo ricordo a quanti, moltissimi, hanno condiviso con noi a Merano quel sogno di dieci anni che mi porto per sempre nel cuore. Lo dedico a mio padre che non c’è più. “Il signor Tullo”, come lo chiamavano le ascoltatrici e gli ascoltatori che gli hanno voluto bene.