La ragione è giusta e lungimirante: siccome l’aspettativa di vita s’è allungata come mai era accaduto nella storia dell’umanità, uno Stato con la testa sulle spalle deve assicurare a tutti i suoi cittadini il diritto a una pensione equa e finanziariamente sostenibile nel corso del tempo. Ma la doverosa previdenza di chi governa e amministra il denaro pubblico non è diventata dignitosa previdenza per moltissimi italiani che hanno lavorato una vita intera. E che oggi si ritrovano con assegni miserrimi a fine corsa. A fronte, oltretutto, di una minoranza di persone due volte privilegiate: per le pensioni d’oro che, nella generale esigenza di sacrificio per tutti, essi invece ricevono. E soprattutto perché in troppi casi gli importi da Paperoni non sono proporzionati ai contributi versati. Il simbolo di questa scandalosa ingiustizia si chiama vitalizio, l’odiosa prebenda a vita che la politica s’è inventata, e non ancora radicalmente e ovunque cancellata, per passare la vecchiaia in tranquillità a dispetto della risibile contribuzione versata. E con il diritto all’incasso che scatta molti anni prima rispetto ai comuni mortali, cioè al resto del popolo italiano.
In questo paradosso della buona notizia per tutti diventata brutta per molti, ossia la vita più lunga che produce pensioni mediamente basse (il quaranta per cento degli oltre sedici milioni di pensionati non arriva a mille euro al mese), s’è inserita la riforma-Fornero contro la quale i sindacati si sono mobilitati. E che anche l’opposizione contesta.
Indiscutibile è l’assurdità che tale riforma ha prodotto: migliaia di lavoratori hanno dato l’addio al lavoro, ma non hanno avuto la pensione, perché il loro diritto slittava di anno in anno. E intanto i giovani non accedevano ai posti vuoti degli adulti. Li chiamano esodati e sono anch’essi l’emblema, come il vitalizio, di ciò che risulta intollerabile nell’Italia che s’allunga per vivere meglio, e non solo per vivere di più.
Tuttavia, la Corte dei Conti ha appena ricordato che il nuovo sistema pensionistico ha già fatto risparmiare 30 miliardi di euro all’anno. Ed è in questo non insanabile conflitto che bisogna trovare la soluzione: come garantire il sereno decoro ai pensionati senza rimettere in discussione il meccanismo. Flessibilità e rigore insieme. “Se potessi avere mille lire al mese” era solo una vecchia canzone. Oggi con mille euro al mese nessun pensionato oserebbe cantare.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi