Pierferdinando Casini è il leader dell’Udc (Unione di Centro). Nato a Bologna, cinquantadue anni, è stato eletto deputato ininterrottamente dal 1983. E’ stato presidente della Camera negli anni del precedente governo-Berlusconi, quando l’Udc, che oggi è all’opposizione dell’attuale esecutivo, faceva parte costituente della Casa delle libertà (centro-destra).
Casini è presidente dell’Internazionale dei democratici cristiani. E’ stato rappresentate della Democrazia cristiana e membro della sua direzione nazionale nel 1987. Sposato in seconde nozze con Azzurra Caltagirone, è padre di quattro figli avuti dai due matrimoni.
Quanto ci si sente incomodi a fare da terzo incomodo tra Pdl e Pd?
“Non parlerei di incomodità, ma della ricerca di qualcosa di diverso. E poi non mi pare che “moglie” e “marito” se la passino granché bene, vista la situazione attuale. Anzi, c’è la necessità di dare spazio alla voce della ragionevolezza. Bisogna evitare che l’opposizione degradi verso il dipietrismo, qualcosa di profondamente sbagliato e di molto utile a Berlusconi. Il prossimo 8 luglio dei girotondi andrà in scena la manifestazione degli ultimi mohicani, la vera “guardia armata” di Berlusconi. Quelli che paradossalmente finiscono proprio per aiutarlo”.
Domanda scontata, risposta scontata, ma non importa: se tornasse indietro, rifarebbe tutto (compresa la rottura col centro-destra)?
“Quella fu una rottura al cinquanta per cento per parte, una rottura politica derivante dalla pretesa di mettere l’Udc in un partito non a vocazione maggioritaria, ma a vocazione proprietaria. Non credo che gente come la Mussolini e Ciarrapiaco abbiano molto da spartire con politici come Fini e Berlusconi. Eppure, lì convive tutto e il contrario di tutto. L’idea che per fare il ministro degli Esteri io dovessi passare disinvoltamente sopra la mia identità, non mi ha mai neanche sfiorato. Ma io attendo la fine del film. Vedremo se avrò sbagliato io o sa avranno sbagliato loro. Ciò che sta avvenendo, provoca già molti dubbi tra la gente”.
Da presidente dell’Internazionale democratici cristiani: che si dice della politica italiana in un osservatorio di mondo?
“Berlusconi ormai lo conoscono tutti. Sanno della sua forza propagandistica e del suo profilo mediatico ed elettorale. Prendono atto che esiste, realisticamente. Io però amo distinguere. Non ho mai fatto polemica con Berlusconi nelle sedi internazionali. Sarebbe un vecchio metodo in auge nella politica casalinga, metodo che non mi piace. Contro di lui non ho mai detto mezza parola squalificante, che squalificherebbe soltanto chi la dice”.
In altri tempi lei aveva a lungo auspicato un governo di responsabilità nazionale. Oggi siamo più vicini o più lontani dal traguardo?
“Anzitutto avevo promosso quell’ipotesi in un contesto diverso. Era un’idea frutto della mancanza di maggioranza in Parlamento nella precedente legislatura, come si ricorderà. Oggi siamo nella normalità democratica. Gli italiani hanno votato e scelto, e il governo c’è: governi, allora. Quel tipo di formula che io prospettavo, non è all’ordine del giorno”.
Secondo lei quali sono le priorità degli italiani in vacanza (e anche di quelli, più numerosi, non in vacanza)?
“Le proprie tasche. Sta aumentando la povertà dei cittadini e il ceto medio si sta depauperando. Oggi molti italiani faranno venti giorni di vacanza, anziché un mese. E altri faranno dieci giorni invece dei soliti venti. E gli va bene, oltretutto, perché altri ancora neppure potranno permettersi il meritato svago al mare o in montagna. A ciò s’aggiunga la condizione degli anziani. Per i quali, alla solitudine e al calore estivo di questi giorni afosi, si somma la difficoltà della spesa. La seconda priorità è la sicurezza. Ma non la si risolve, come fa il governo, con gli slogan e le promesse, mentre nel concreto si levano soldi alle forze di polizia e all’esercito. Ma di che parlano!…”.
Ritorniamo sui venti di crisi economica: carovita, caro petrolio, caro-studi, caro-tutto per le famiglie. Faccia il mago, come se ne esce?
“Io sono molto preoccupato. Gli indicatori segnalano un peggioramento a livello globale, e alcuni dicono che il prezzo del petrolio potrebbe arrivare addirittura a 250 dollari al barile. La struttura della nostra economia è debole. Col debito che abbiamo, l’impatto di questa crisi sarebbe devastante. Ma non faccio previsioni, non sono Cassandra. Appuntamento a ottobre e novembre: lì vedremo e capiremo”.
Ha dimenticato la magia richiesta: sappiamo tutti della difficoltà, ma qual è l’abra-cadabra per affrontare l’impatto d’autunno?
“Fare le cose, mi dice la bacchetta. Non avere paura delle scelte impopolari. Della cosiddetta tassa Robin Hood non sono molto convinto. Però apprezzo il fatto che il ministro dell’Economia non abbia mollato la presa sul disavanzo. Questo è un fatto importante e positivo”.
Intercettazioni telefoniche e giustizia: un suggerimento per il ministro Mara Carfagna, che è diventata il bisbiglio più allusivo dell’estate italiana?
“No, nessun consiglio. Il tema delle intercettazioni va affrontato certamente, ma non con un decreto-legge. La questione della riservatezza era rilevante prima e continua a esserlo oggi”.
A proposito di battaglie al sole. Vogliamo dirlo che Romano Prodi aveva ragione nel paragone Italia-Spagna, cioè che i pur dinamici spagnoli non ci hanno superato un bel niente?
“Lasciamo perdere il pettegolezzo delle statistiche. C’è un dato, che è il notevole salto in avanti fatto dalla Spagna negli ultimi vent’anni, e con la formidabile spinta di Aznar. Un tempo gli spagnoli erano la Cenerentola d’Europa, ora non più. Al di là dei dati e dei confronti sul lungo periodo, diciamo che “moralmente” ci hanno superato, perché Aznar le cose le ha fatte sul serio. Ecco quel che noi dovremmo imparare: la coniugazione del verbo fare”.
Obama o Mac Cain?
“Obama è un grande pubblicitario, Mc Cain un candidato di notevole qualità. Resta il fatto che negli Stati Uniti la qualità democratica del mercato politico sia molta alta”.
Merkel o Sarkozy?
“Angela Merkel, perché è molto meno fumo e più arrosto”.
Potrà essere Ingrid Betancourt il nuovo sogno latino-americano?
“Per ora è Uribe, il presidente della Colombia che è riuscito a trasformare il suo Paese, facendo della sicurezza una questione nazionale. Io lo conosco bene, l’ho sempre stimato. Lui ha saputo ridare fiducia. Bisogna tra l’altro ricordare che nel vicino Venezuela c’è chi soffia sul fuoco. Ma senza legalità non può esserci sviluppo. Credo che sia questo il nuovo messaggio di speranza che viene dall’America latina”.
L’Unione europea è morta, viva l’Unione europea! E’ arrivata l’ora di brindare?
“Non è morta, l’Unione. Bisogna però iniziare ad affrontare il tema delle cooperazioni rafforzate. Cooperazioni che dovrebbero riguardare tre materie in particolare: l’energia, la sicurezza e l’emigrazione. Chi è pronto, vada avanti e la gente capirà. Meno burocrazia e più elementi di praticità potranno aiutare gli europei a riavvicinarsi con maggiore convinzione alle loro e comuni istituzioni”.
Ma perché l’Italia non si fa paladina dell’ingresso di Israele nell’Unione europea, come da anni propone con lucidità quel matto di Pannella?
“Anch’io alla Knesset ho parlato di questo, di recente. Dovremmo ricordarci sempre che Israele sia l’unico Paese realmente democratico e occidentale in quell’area del pianeta, e dunque tale scelta europea potrebbe essere d’aiuto anche per la nascita dello Stato palestinese. C’è, inoltre, un secondo e non meno importante aspetto del coinvolgimento nell’Unione europea: l’essere solidali coi fatti, non a parole”.
Quanto le manca la vecchia e cara Dc?
“Ormai sono passati tanti anni… Io non vivo di nostalgie, che pur fanno parte della nostra vita. Non si rivivono i sogni del passato. Semmai, si può portare rispetto verso la storia che ci ha preceduto, e che è parte stessa della nostra esistenza. L’ultima Dc è stata responsabile di tanti guai. Ma nel complesso quello fu un grande evento democratico. Oggi si deve solo rispetto a una pagina di memorie importanti”.
Tra passato e futuro: il Pd ha un grande avvenire dietro le spalle?
“Temo di sì. C’è un tasso incredibile di confusione. Io non credo affatto che sul bipartitismo si possa costruire il rinnovamento in Italia. E vedo che nel Pd ci sono invece troppi assertori del bipartitismo”.
A Veltroni che cosa manca per essere l’Obama, il Zapatero o il Gordon Brown italiano, cioè il leader di una sinistra potenzialmente maggioritaria e di governo, e non solo opposizione di protesta?
“Non voglio dare consigli a chi ha tanti meriti, compreso quello d’aver capito che una coalizione non si regge sull’anti-berlusconismo. E poi i consigli non si danno, se non richiesti…”.
Ma l’Udc quale segno di riconoscimento vorrebbe lasciare impresso sulla legislatura?
“Il riconoscimento della serietà, della moderazione, della coerenza. Il riconoscimento di chi in precedenza aveva cercato di limitare l’asprezza nel centro-destra, e oggi s’impegna con lo stesso senso di responsabilità nell’opposizione. Ma questa è una domanda a cui risponderò ancor più volentieri tra qualche anno, perché la storia va avanti. Lo dico pensando all’esempio di Parma, dove nell’Unione di centro non c’è solo il tradizionale elemento dell’Udc, ma pure personalità del calibro dell’ex sindaco Ubaldi. Sono personalità che lavorano con noi per una “costituente” di centro capace di scrivere una pagina nuova. E’ ciò che verrà e avverrà, quando questi due finti partiti -il Pdl e il Pd- saranno politicamente saltati in aria”.
Padre di quattro figli, già presidente della Camera e spesso in giro politico per il mondo. Ma da grande Casini Pierferdinando che cosa vuole fare in Italia?
“Le dirò una cosa: ormai credo al destino. Penso che molti abbiano capito la mia serietà, e il fatto d’essere una persona perbene che ha resistito allo tsunami delle ultime elezioni. Penso d’avere qualcosa da dire al Paese. Oggi stando all’opposizione, domani in un altro ambito”.
Pubblicato il 7 luglio 2008 sulla Gazzetta di Parma